In Pakistan solo la Caritas "funziona a pieno regime"
Mons. Coutts, vescovo di Faisalabad e presidente della Caritas pakistana, racconta i primi interventi e la situazione del Pakistan 2 settimane dopo il sisma. L'Onu: "Qui è peggio del post-tsunami".
Islamabad (AsiaNews) L'ufficio centrale della Caritas a Mansehra, 70 chilometri a nord di Islamabad, è "del tutto in funzione" e "lavora a pieno regime, 24 ore su 24". E' stato istituito per "fronteggiare il post-terremoto" e "smistare beni e fondi ricevuti da tutto il mondo". Lo dice ad AsiaNews mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e presidente della Caritas pakistana.
"La Caritas tedesca racconta il presule ha subito capito il grado dell'emergenza e le necessità che abbiamo ora: ci ha donato 1.200 tende ed oltre 13 mila capi di vestiario pesante che stiamo distribuendo per tutto il Kashmir". Una parte, circa 200, "sono già a Bala Kot, una città quasi rasata al suolo dalla scossa: ora ci concentriamo su Saidabad, sulle montagne".
Il coordinatore dell'emergenza si chiama Tariq Raza e lavora con un assistente e 4 volontari. "Da soli aggiunge il prelato viaggiano nei villaggi più lontani alle periferie di Mansehra e Bala Kot, dove gli aiuti governativi ancora non sono arrivati. Portano tende, vestiti, calore umano. Non li ho mai visti dormire".
Il vescovo ha visitato le zone colpite ed è rientrato a Lahore, dove l'arcidiocesi ha costituito un banco informativo non ufficiale per le famiglie disperse. Qui si è incontrato con il parroco, p. Inayat Patras, e con p. Miguel, appena rientrato da un viaggio a Muzzaffarabad: si era spostato lì subito dopo la prima scossa per portare aiuto alla popolazione. "P. Miguel dice mons. Coutts è rientrato con 15 famiglie che dopo il terremoto non hanno più nulla e non volevano rimanere lì."
Il 19 ottobre Denis Vienot, presidente della Rete Caritas nel mondo, ha visitato le zone colpite con Karl Amman, direttore della sezione tedesca, e con 2 rappresentanti di quella pakistana. Ha visto in funzione i 2 purificatori d'acqua inviati dalla sezione francese ed ha confermato gli invii da parte di tutte le sezioni della Rete.
Verenia Keet, dell'Ufficio informazioni Caritas Pakistan, spiega al dettaglio che qui sono arrivate "oltre 1200 tende e 13 mila vestiti dalla sezione tedesca, che sta inviando altre mille tende, oltre ai purificatori della sezione francese". Come donazioni "abbiamo ricevuto fino ad ora oltre 650 mila euro dalle sezioni spagnole, scozzesi, croate, ceche ed australiane". I fondi vengono immediatamente convertiti in tende, vestiti e cibo.
Lo sforzo delle Caritas, che dovrebbe essere una goccia nel mare delle donazioni internazionali, molto spesso si trova ad essere l'unico. Jan Egeland, coordinatore degli aiuti internazionali delle Nazioni Unite, dice: "Pensavamo che lo tsunami fosse la catastrofe peggiore da affrontare. Questo è peggio. Non abbiamo mai avuto problemi logistici così grandi". "Decine di migliaia di vite sono a rischio continua e possono morire se non le prendiamo in tempo".
Kofi Annan, Segretario generale dell'Onu, dice di "aspettarsi senza scuse dei risultati" e afferma che solo il 12 % dei fondi richiesti agli Stati membri sono stati versati. Per l'onda anomala che ha devastato il Sud-Est asiatico il 26 dicembre scorso la risposta internazionale era stata dell'80 %.