In Orissa si rafforza la sicurezza. Estremisti indù: niente manifestazioni a Natale
New Delhi (AsiaNews) - Le autorità del Kandhamal chiedono allo stato dell'Orissa l’impiego di maggiori forze di sicurezza per il periodo delle festività natalizie, dopo le minacce di scioperi e manifestazioni da parte dei gruppi radicali indù. Krishan Kumar, responsabile della polizia nel distretto afferma: “Potremmo avere episodi di violenza. Abbiamo chiesto tre compagnie della Rapid Action Forces (RAF) e due unità dell’Orissa Disaster Rapid Action Force (ODRAF)”.
Il Chief minister dell’Orissa, Naveen Patnaik, ha incontrato nei giorni scorsi una rappresentanza dei movimenti indù per cercare di far cancellare le manifestazioni indette per il giorno di Natale. Alla fine i leader dei gruppi nazionalisti hanno assicurato le autorità che nessuna dimostrazione o corteo ufficiale avrà luogo nel periodo delle festività cristiane e nei due mesi successivi.
Il governo dell’Orissa aveva già decretato il divieto per qualsiasi corteo o manifestazione per il 25 dicembre. In un primo tempo i nazionalisti avevano però affermato di essere disposti a rispettare la decisione solo se le autorità avessero chiuso il caso dell’assassinio di Laxmanananda Saraswati, leader del Viśhwa Hindū Parishad (Vhp) ucciso il 23 agosto.
Il timore di manifestazioni indù contro i cristiani nel giorno di Natale aveva portato una delegazione cristiana a incontrare il Chief minister dell’Orissa. Il gruppo guidato dall’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, mons. Raphael Cheenath, aveva manifestato a Naveen Patnaik le preoccupazioni delle comunità e chiesto maggiore attenzione e sicurezza nel periodo di festività natalizie.
Dopo le violenze contro i cristiani iniziate a settembre, circa 4mila agenti di polizia sono stati destinati al servizio di sicurezza nel distretto. L'arrivo di nuove forze dovrebbe tranquillizzare di più la situazione. Krishnan Kumar afferma: “Abbiamo organizzato oltre 150 punti di sorveglianza nel distretto e intensificato i pattugliamenti per le strade. Ogni veicolo che arriva viene controllato. In base alle indicazioni dei servizi di intelligence stiamo identificando possibili agitatori e chiedendo loro una dichiarazione scritta in cui affermano di non creare nessun disordine”.
Bhala Chandra Sarangi, membro del comitato centrale del Partito comunista indiano (Cpi), ha affermato che i radicali indù “non hanno altra possibilità che sospenderle [le manifestazioni - ndr] vista l’opposizione dell’intero Paese a ulteriori problemi per rivolte nel Kandhamal”.
Nel frattempo a Mumbai riaprono il Trident-Oberoi e il Taj Mahal, i due alberghi simbolo degli attacchi terroristici del 26 novembre. Prima di cominciare ad accogliere i nuovi clienti entrambe gli hotel hanno organizzato ricevimenti privati con autorità civili, personalità religiose ed il personale di servizio . Il Trident-Oberoi ha ospitato nella hall d’ingresso ledaer sikh, indù, buddisti, musulmani, jainisti, zoroastriani e cristiani per un momento commemorativo in cui i presenti hanno pregato per le vittime degli attentati. Raymond Bickson, direttore esecutivo della Indian Hotel Company di cui fa parte il Taj, ha affermato che la rapida riapertura degli alberghi è ”un’affermazione dei valori di coraggio, resistenza e dignità” oltre che il “giusto tributo alle vittime”.