22/07/2006, 00.00
EMIRATI ARABI UNITI
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In Medio Oriente fiorisce il commercio di "magia", ma è illegale

A lanciare l'avviso le autoirtà degli Emirati arabi uniti, che confiscano spesso oggetti leagti a culti magici o animistici, ritenuti illegali perché risalenti a periodi precedenti la nascita dell'Islam. Storici avvertono: questo pregiudizio uccide lo studio dei culti antichi ancora diffusi in Arabia.

Abu Dhabi (AsiaNews) – Antiche iscrizioni su tavole di pietra, artigli di animali, talismani risalenti a periodi pre-islamici: il traffico illegale di oggetti "magici" è fonte di grandi entrate in Medio Oriente. A rivelarlo è il Dipartimento consumatori di Abu Dhabi, Emirati arabi uniti.

Secondo statistiche ottenute dal quotidiano Gulf News, solo tra aprile e maggio di qiest'anno ci sono state 27 confische di materiale definito "magico" in diverse zone di confine degli Emirati arabi.

Le autorità sostengono che molte delle confische interessano persone che possiedono questi oggetti per "uso personale", ma in molti parlano dell'esistenza di un vero e proprio commercio nella regione. Abdullah Ebrahim, tra i responsabili del Dipartimento consumatori, spiega che "il materiale viene confiscato perché ritenuto illegale: la maggior parte degli oggetti risale infatti ad epoche precedenti l'Islam e  per questo è contraria ai principi islamici". Ebrahim racconta che il materiale "magico" proviene dai Paesi vicini, come Arabia Saudita, Oman, Qatar e Bahrain; ma si trovano anche molti oggetti africani o dall'Asia orientale.

Peter Hellyer, storico che lavora negli Emirati da 30 anni, dice che la "particolare natura" di questi reperti non permette di poterli studiare in modo scientifico, ma solo come oggetti legati alla stregoneria. Egli aggiunge, però, che tra le popolazioni del Golfo è presente una forte credenza nell'antico e nelle pratiche animistiche, praticata in modo clandestino. "Esiste una tradizione legata alla magia in gran parte dell'Arabia meridionale, ma le ricerche svolte a riguardo sono pochissime".

Secondo quanto dice Ebrahim, Abu Dhabi distrugge il materiale confiscato senza punire i contrabbandieri che lo trasportano. Egli assicura poi che gli ispettori addetti alle confische sono addestrati per riconoscere gli oggetti di particolare valore storico e artistico, da consegnare poi a musei.

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