In Malaysia la sharia rischia di prevalere sulla legge civile (Scheda)
All’interno del Paese musulmano è acceso il dibattito su quale delle due legislazioni abbia supremazia in questioni familiari e di coscienza quando in causa vi sono cittadini non musulmani. Alcuni esempi di attrito tra legge islamica e Costituzione; la paralisi del governo.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Subashini Rajasingham vs Saravan Thangathoray: È l’ultimo caso che riporta la Malaysia sotto i riflettori dei media internazionali per la sua ambigua libertà religiosa. Subashini è una giovane donna indiana, di religione indù, che sta lottando per la custodia dei propri figli contro il marito convertito all’islam un anno fa. Muhammad Shafi Saravanan Abdullah, nome musulmano di Saravan Thangathoray, ha chiesto il divorzio dalla moglie ad un tribunale islamico. L’uomo ha già la custodia del primo figlio, di 3 anni, che ha convertito all’islam, ma vuole anche quella del secondo, dell’età di un anno. La donna, che mira all’affido di entrambi i bambini, si è rivolta alla Corte di Appello, perché il loro caso venisse trattato da un tribunale civile; la richiesta è stata respinta, ma il 30 marzo le è stato concesso di fare appello alla Corte Federale, tribunale di più alto grado nel Paese, dove altri casi simili aspettano ancora ua sentenza. Se verrà emesso un nuovo verdetto negativo sarebbe la prima volta che un cittadino non musulmano dovrà apparire davanti alla Corte islamica.
In Malaysia, Paese a larga maggioranza islamica ma con ampie minoranze cristiana, indù e buddista, la giurisdizione del tribunale islamico si applica ai soli musulmani, mentre per le altre persone c'è in teoria piena libertà religiosa e giurisdizione dei tribunali civili. Molto spesso però le due legislazioni entrano in conflitto:
Lina Joy, convertitasi al cristianesimo nel 1998, ha chiesto che venga tolta la parola "islam" dalla sua carta d'identità (che esprime la religione di appartenenza) prima all'Anagrafe e poi alla Corte di appello. Solo così potrebbe sposare il fidanzato un cristiano di origine indiana. Entrambe le istanze hanno rifiutato e la Joy si è rivolta alla Corte federale, che sta valutando il suo caso. Intanto vive nascosta e sotto protezione: la sharia punisce gli apostati con la "riabilitazione" forzata o con il carcere ed il Corano promette "morte e dannazione" per il musulmano che rinuncia all'islam.
Altrocaso è quello di Moorthy, malaysiano indù, sepolto a dicembre 2005 da musulmano: il tribunale islamico aveva dichiarato che prima di morire l’uomo - eroe nazionale per essere stato il primo malaysiano a scalare l'Everest - si era convertito all’islam. La moglie aveva perso l’appello presentato all’Alta Corte malaysiana. Simile la vicenda di Rayappan Anthony: morto nel novembre 2006, si era convertito all’islam nel 1990 sposando in seconde nozze una musulmana e cambiando il suo nome in Muhamad Rayappan Abdullah. I familiari, però, sostengono che l’uomo aveva riabbracciato il cristianesimo nel 1999, quando si è fatto battezzare di nuovo. Il suo sbaglio è stato non informare il Dipartimento affari religiosi. Per avere una sepoltura cristiana ora la famiglia Rayappan dovrà provare la vera religione dell’uomo davanti alla corte islamica.
Casi come questi hanno generato negli ultimi anni forte dibattito pubblico interno, con gruppi di avvocati e studenti musulmani che hanno formato movimenti in “difesa dell’islam”, e i timori del governo per agitazioni sociali ed azioni degli estremisti islamici. Il primo ministro malaysiano Abdullah Badawi aveva promesso di risolvere il problema dello scontro tra legislazioni oltre un anno fa, ma finora non si sono registrati progressi. Sono all’esame del governo piani per emendare la legge sul matrimonio ed il divorzio in modo da proteggere i diritti dei figli del coniuge non musulmano. Kuala Lumpur non ha invece intenzione al momento di rivedere la sua posizione verso i cittadini che vogliano lasciare l’islam. La Costituzione definisce il cittadino della Malaysia di razza malay come una persona che professa l'islam, parla il linguaggio nazionale e ne pratica la cultura. Secondo la Carta costituente chi rinuncia all'islam cessa di essere malay.
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