In Jharkhand e Andhra Pradesh politici locali lottano contro le conversioni cristiane
New Delhi (AsiaNews) – Leader tribali e politici dello Jharkhand protestano contro “l’invasione” dei convertiti e vogliono togliere loro qualsiasi aiuto statale. Nell’Andhra Pradesh sono organizzate campagne pubbliche di lotta contro missionari e convertiti cristiani.
Nello Jharkhand nel censimento del 2001 i tribali sono stati considerati insieme ai convertiti a religioni come il cristianesimo. “Ma i tribali – protesta un aderente dell’ente tribale Adi Dharma Parisad – debbono essere considerati a parte, per mantenere la loro identità. Per gli aiuti dello Stato e del governo federale, deve essere considerato tribale chi appartiene all’unica religione “Adi Dharma” [legge naturale dominante])”.
Anche il nazionalista Partito Bharatiya Janata (Bjp) protesta che i convertiti cristiani non debbono essere considerati insieme ai tribali e così ottenere le facilitazioni loro riservate. Il parlamentare Bjp Chandresh Oraon chiede che nel censimento sia considerato tribale solo chi appartiene alla religione tradizionale e che “i convertiti siano separati dai tribali” e privati dei sussidi statali. “I tribali convertiti – protesta - ricevono aiuti dalle scuole missionarie cristiane e beneficiano de[gli aiuti per il] lavoro mentre i veri tribali ne rimangono esclusi”.
I tribali sono passati dal 40% della popolazione dello Jharkhand nel 1950 al 27% nel censimento del 2001. I cristiani erano quasi assenti nel 1950 e sono diventati il 4%. Tra i tribali solo il 40% è alfabetizzato, contro il 54% statale. Tra il 52% della popolazione statale che vive sotto la soglia della povertà, la maggior parte sono tribali.
Anche nel meridionale Stato dell’Andhra Pradesh crescono le campagne organizzate contro l’aumento delle conversioni cristiane. Swami Swarupanandendra Saraswati, capo del Visakha Sarada Peetham, sostiene che “le numerose, incontrollate e non conosciute” conversioni dei tribali al cristianesimo sono “pericolose per la sicurezza dello Stato” e accusa il governo di non averlo impedito. Insiste che “come non si può cambiare madre, non si può cambiare religione” e incita la popolazione a cacciare via i “menzogneri missionari”. Intanto dall’11 febbraio ha costituito un gruppo per impedire la conversione degli indù al cristianesimo e riconvertirli. Ha anche chiesto al giornale in lingua locale “Andhra Jvothy” di pubblicare frequenti articoli sul pericolo attuale delle conversioni.
Dopo un articolo di questo giornale del 25 marzo (“Il vento cambia: la nuova religione mette radici”), molte persone hanno protestato presso gli uffici pubblici della zona settentrionale dello Stato.
In questo clima, molti leader tribali e indù sostengono che i missionari lavorano contro la fede, la cultura e i costumi tribali tradizionali, importano una cultura straniera e imbrogliano i tribali per arricchirsi. Damavanthi Naidu, capovillaggio a Seethampet, lamenta che dopo la conversione la gente non celebra più le feste tradizionali. Mentre leader dei comitati tribali locali e del Bjp denunciano che i missionari sfruttano fondi esteri per ottenere conversioni approfittando dei problemi economici dei tribali e delle classi povere. Altri ancora, come il segretario distrettuale del Bjp, Tankala Durga Rao, dicono che i missionari usano pretesti religiosi per “derubare” i tribali. Ci sono anche leader locali che accusano la fede cristiana di varie nefandezze: persino di rendere i giovani “pigri”, come dice Arika Kannayya, leader di un comitato tribale.
Ma Ramana Madiga, leader del regionale Partito Telugu Desam, osserva che molta gente è attratta da questa religione perché non ha caste e tribù inferiori e che se anche i templi e le istituzioni indù trattassero tutti con uguale rispetto, non ci sarebbe l’attuale aumento di conversioni.
28/02/2018 10:17