In Iraq i cristiani vogliono ricostruire il Paese a fianco dei “fratelli musulmani”
Vorrei anzitutto dire che i cristiani dell’Iraq hanno sempre convissuto con i fratelli musulmani e ne hanno guadagnato il rispetto; la comunità islamica, nel corso del tempo, ha riconosciuto nel cristiano una persona onesta, pacifica e fedele ai suoi principi religiosi. Ma dopo l’intervento Usa del 2003 l’immagine del cristiano è cambiata molto a causa del discorso politico che l’ha accompagnata e degli annunci di tipo religioso, che in alcune occasioni l’hanno addirittura descritta come una Crociata contro i musulmani. Tutto questo ha influiti sulla situazione della convivenza tra musulmani e cristiani e ha causato una grande sfiducia nei confronti l’uno dell’altro.
Ritengo impreciso parlare di persecuzione sistematica da parte dei musulmani, perché loro stessi stanno soffrendo sotto minacce, uccisioni migrazione forzata. È necessario ribadirlo: forse i cristiani in modo maggiore, ma in Iraq tutti sono perseguitati! I cristiani non vogliono perdere la fratellanza e il rispetto costruito nella loro storia con i fratelli musulmani; con loro hanno sempre cercato di instaurare un dialogo vero autentico.
La situazione reale in Iraq è disperata per tutta la popolazione:
- centinaia di famiglie cristiane e musulmane lasciano le loro case per sfuggire al terrorismo e alle milizie di questo o quel partito; decine di persone ogni giorno perdono la vita a causa della discriminazione religiosa e dell’odio etnico che si è creato dopo la guerra;
- chiese e moschee sono colpite e distrutte ogni settimana e nessun politico iracheno alza la voce o interviene in modo concreto;
- il governo di Baghdad è debole e diviso sui linee etnico-confessionali, perciò non può fare nulla per migliorare la situazione, che infatti peggiora progressivamente: c’è più violenza, più corruzione, più divisione, più morti e più distruzione;
- la riconciliazione avviata dal governo ha causato separazione profonda e destabilizzazione di tutte le zone, gli attentati sono aumentati nel nord, come nel sud:
- i discorsi politici sono di parte e le autorità fanno gli interessi della propria fazione senza uno sguardo globale al bene di tutti, a scapito del rispetto dei diritti umani.
L’Iraq è un bene per tutta l’umanità: è il Paese delle culture e delle civiltà antiche (Sumeri, Babilonesi, Assiri...). In Iraq è nata la scrittura, l’amore per la scienza, la religione spirituale, la legge, alcuni Libri della Bibbia. L’Iraq non è solo degli iracheni, ma è di tutti. Per questo sostengo che tutti siamo responsabile del restauro della vera immagine dell’Iraq. Non bastano le parole ed i discorsi di condanna, ci vuole un’azione internazionale.