In Cisgiordania per ogni casa di palestinesi costruita, 18 vengono abbattute
Il rapporto di febbraio di Peace Now afferma che in sette anni nella zona a totale controllo israeliano i palestinesi hanno presentato 1.624 domande di costruzione, ottenendo 91 risposte positive. Negli anni e nello stesso territorio, i coloni israeliani hanno costruito 18.472 case.
Gerusalemme (AsiaNews) - Tra il 2000 ed il 2007, nella parte della Cisgiordania che è a totale controllo israeliano per ogni casa che i palestinesi hanno avuto il permesso di costruire, 18 sono state abbattute. Peace now, organizzazione pacifista israeliana, afferma che negli anni presi in esame i palestinesi hanno presentato 1.624 domande per costruire edifici, ottenendo 91 risposte positive. Nello stesso periodo nei loro confronti sono stati emessi 4.993 ordini di demolizione, 1.663 dei quali eseguiti. Sempre negli anni in esame e nello stesso territorio, i coloni israeliani hanno costruito 18.472 unità immobiliari e hanno ricevuto 2.900 ordini di demolizione, 199 dei quali sono stati eseguiti.
Sono significative le cifre – in parte contestate da un portavoce dell’esercito israeliano - contenute nel rapporto di febbraio di Peace now per dimostrare il diffondersi della presenza dei coloni ebrei nella zona C della Cisgiordania che gli accordi di Oslo affidano in gestione esclusiva ad Israele. In base a dati ufficiali, in tale zona, dunque, per ogni edificazione concessa ai palestinesi ci sono stati 55 ordini di demolizione e 18 abbattimenti; più del 94% delle richieste viene respinto; il 33% degli ordini di demolizione nei confronti dei palestinesi viene eseguito, a fronte di un 7% di esecuzioni nei confronti dei coloni ebrei.
Il rifiuto in così larga scala dei permessi di costruzione, sostiene Peace now, mostra che la politica delle autorità mira ad un silenzioso trasferimento di palestinesi fuori dall’area C. Ai palestinesi infatti, sostiene il rapporto, viene impedito non solo si costruire nuove case o ampliare quelle esistenti, ma anche di edificare infrastrutture, come acquedotti o condotte elettriche. Il rapporto cita come esemplare il caso del villaggio di Qaryut, vicino Nablus. L’autorità israeliana ha rifiutato le richieste del consiglio comunale di riparare la strada, così che la gente è costretta a percorrere 23 chilometri per arrivare all’autostrada, che dista un chilometro e mezzo; rifiuto anche per l’allaccio all’acquedotto e lo sfruttamento di una delle sorgenti esistenti nel territorio comunale, tanto che l’acqua viene portata con le autobotti. Con costi e disagi ben maggiori.
A fronte del rapporto di Peace Now, una fonte militare israeliana ha in parte contestato i dati sostenendo che i palestinesi di rado avanza richieste e spesso costruiscono abusivamente e che inoltre le cifre comprendono le autodemolizioni di strutture illegali compiute dai palestinesi, ma non quelle fatte dai coloni.
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