12/07/2005, 00.00
CAMBOGIA
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In Cambogia, una "missione da inventare"

di P. Alberto Caccaro

Prey Veng (AsiaNews) – Una moto, una cartina per orientarsi tra i villaggi e l'esempio della Passione di Cristo. Questi gli strumenti di p. Alberto Caccaro, missionario del Pontificio istituto missioni estere (PIME), arrivato da appena 8 mesi in Cambogia, a Prey Veng (zona est), come primo prete residente. Il sacerdote, presente nel Paese da 4 anni, racconta ad AsiaNews come "inventa" da zero la sua missione giorno dopo giorno, senza pretendere nulla dalla gente che incontra, solo offrendo amore. Racconta il porta a porta per conoscere persone, famiglie e villaggi di tradizione buddista scoprendo che "è l'attenzione gratuita, la passione per l'altro senza interessi, il perdono, ciò che del cristianesimo affascina di più questa gente". Racconta dell'amicizia con monaci buddisti, dell'impegno della Chiesa per l'educazione dei giovani e per i malati in un Paese dove la classe dirigente sembra "indifferente" ai problemi della popolazione.

La missione

Sono appena rientrato da un giro ai villaggi, fradicio. Ero in moto. La pioggia mi ha sorpreso a metà strada, ho quindi rallentato per non scivolare. É una missione da inventare tra gente semplice, come la famiglia che ho visitato questo pomeriggio. La loro casa è bruciata 4 mesi fa per una fatalità: alcuni tizzoni sollevati dal vento hanno innescato fiamme a catena. Con la casa anche il deposito di riso se ne é andato e l'equivalente di 100 euro, appiccicati a qualche trave portante, come una volta da noi si mettevano i risparmi sotto il materasso. É stato proprio il fumo ad attirarmi, quella volta.
All'inizio del mio ministero a Prey Veng non conoscevo nessuno, quindi uscivo di casa seguendo una traiettoria, solitamente una strada battuta, e andavo fino a trovare villaggi, persone che cominciavo a seguire, un po' per caso, o come questa volta…Ho seguito la colonna di fumo: non solo una, ma 10 case stavano bruciando. Da allora ho cominciato ad aiutare questa gente, mai con denaro, sempre con utensili per facilitare la ripresa del loro lavoro di contadini. Ora continuo a visitarli con una certa regolarità, finalmente libero dalla pretesa che ascoltino quello che avrei da dire, come prete e missionario, pensando che il destino di queste persone può essere simile a quello dell'indemoniato guarito da Gesú secondo il racconto dell'evangelista Marco (Mc. 5,18-19). Gesú lo guarisce senza per questo chiamarlo alla sequela. Non ha fretta, piuttosto gli concede tempo, per pensare, insieme ai suoi, a tutti gli strani modi che il Cielo sceglie per farsi sentire!

C'é un po' di solitudine in questi inizi anche se mi aiutano alcuni cristiani, ma tutti di origine vietnamita che abitano nella stessa cittadina. Tra i cambogiani, invece, c'é un solo cristiano.

Le difficoltà maggiori da superare nell'evangelizzazione sono: la mentalità, dovuta al retroterra buddista, secondo la quale "ciascuno é rifugio a se stesso" quindi la categoria della Grazia é inesistente; una struttura sociale a caste, stabilite in base alla posizione-lavoro e denaro; una certa fissità nel concepire la realtà e il fatto che tradizionalmente tutto é buddista.


Rapporto con la comunità buddista: "La Passione di Cristo è ciò che fa la differenza"

Il rapporto con la comunità buddista è buono e di mutuo rispetto. C'e' da parte di molti preti la ricerca di un dialogo sincero, fatto di incontri e amicizie estemporanee. Da parte loro i buddisti vantano una schiera di oltre  50 mila monaci e 5 mila pagode quindi sanno di essere, chiaramente, la religione nazionale.

In casa abbiamo appena iniziato un corso di inglese. Ho invitato al corso anche alcuni monaci buddisti, amici. Voglio che sia chiaro che non sono in Cambogia per sostituirmi a loro. Devo continuare a cercare. Se dovessimo applicare il buddismo alla lettera certamente raggiungeremmo la completa liberazione da ogni tipo di passione. Secondo il buddismo è dall'affetto che sorge il dolore. Non ho alcun dubbio sull'efficacia del percorso spirituale che il Budda ha insegnato. Ma mi chiedo se davvero corrisponde alle esigenze più intime dell'essere umano. É davvero il superamento del dolore ciò che ci fa più umani? Può una mamma non soffrire per suo figlio? O non é piuttosto quel dolore l'indizio della sua più vera identità? Da 3 anni a questa parte, mi é sempre più chiaro che posso rinunciare alle passioni e, tra queste, agli affetti, ma non posso rinunciare alla Passione. Come Cristo. La Passione di amare, la Passione di cercare e mostrare ciò che rende vero, bello, buono l'essere umano.

É la Passione di Cristo ciò che fa la differenza, ciò che rende le 2 esperienze religiose esattamente opposte, anche se capaci di aiutarsi a vicenda. Continua ad affascinarmi il buddismo, ma non posso tacere la Croce. La Passione rappresenta quell'eccedenza di senso e di amore che il mio cuore attende, desidera, implora. La Passione é creazione, genera amore e, per questo, futuro. Nel Vangelo di Giovanni, Gesú dice di essere venuto perché nessuno vada perduto. Vorrei morire per lo stesso motivo, per la stessa passione, lo stesso affetto di Dio per ogni suo figlio anche se "dall'affetto sorge il dolore".

La Chiesa locale

Delle 3  diocesi che compongono la Chiesa cattolica cambogiana - Vicariato Apostolico (Phnom Penh) e 2 prefetture apostoliche Battambang e Kompong Cham – quest'ultima, la mia, é la più povera, ma sono contento delle piccole comunità dove ci si conta sempre sulle dita di una o due mani, dei piccoli e visibili progressi fatti dai miei confratelli, della fedeltà agli incontri mensili del presbiterio per alimentare la medesima Passione, quella che nessuno vada perduto, anche tra noi preti! Il rapporto con le autorità è molto buono fino alla partecipazione del re alla messa di suffragio per il papa. I cattolici sono poco più di 20 mila. Un terzo dei cristiani è cambogiano e due terzi vietnamita. La massiccia presenza di chiese protestanti fino a vere e proprie sette dà al cristianesimo una pessima reputazione. Per di più un certo proselitismo con un uso improprio del denaro può creare l'attesa di un compenso in cambio della fede e della frequentazione della tal chiesa.
Nodi ancora da sciogliere sono invece il processo di inculturazione ancora in corso e la formazione ad una fede adulta.
Vi sono alcune vocazioni, un seminario maggiore nazionale con 5 candidati liceali e parecchie conversioni, ma  chiedono tempo. Noi cattolici ci differenziamo da altre denominazioni cristiane perché esigiamo un lungo periodo di studio prima di una qualsiasi scelta in merito alla conversione.

La società e l'impegno attivo dei cattolici

Migliaia di contadini cambogiani aspettano piogge abbondanti per iniziare la coltivazione del riso. Ma tardano a venire. Manca ancora un progetto adeguato per lo sfruttamento delle risorse idriche, bacini, canali, pozzi, strade. La corruzione é dilagante e cronica è la mancanza di lavoro; il sistema scolastico non educa al pensiero critico, all'analisi, al ragionamento. Questo condiziona tutti i campi. Prevale quindi il clientelismo ed una certa povertà culturale che impedisce di sognare. è evidente una certa asfissia del pensiero, l'assenza di una classe intellettuale che ami scrivere, dibattere, provocare, suggerire idee e futuro. Chi ha in mano il Paese, invece, mi pare ancora latitante, indifferente.

In questo contesto il PIME e le altre realtà cattoliche lavorano per l'educazione dei giovani, la pastorale parrocchiale, i malati. C'é il sogno di una o più scuole nelle quali vi sia una cura del pensiero, della ricerca, della cultura in senso lato. Anche se ancora la Chiesa non ha una rilevanza e visibilità sociale, nel Pese sono presenti religiosi - salesiani, gesuiti, missionarie della Caritá - veramente dedicati.

L'articolo 43 della Costituzione cambogiana garantisce la libertà religiosa, che nella pratica è rispettata e tutelata dal governo. Tuttavia, negli ultimi tempi un aumento del nazionalismo -  strettamente connesso con il buddismo che è la religione di stato - sta causando persecuzioni tra i cristiani, soprattutto nelle aree rurali, e timori verso alcuni musulmani che ricevono finanziamenti dall'estero. Su una popolazione di 12.686.000 abitanti i buddisti sono l'84,7%, mentre i cristiani costituiscono poco più dell'1%.

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