In Asia centrale si profila una “guerra” per l’acqua
Astana (AsiaNews/Agenzie) – Si è svolto ad Almaty (Kazakistan) il summit annuale dei Paesi dell’Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan) sulle risorse idriche, da sempre questione assai controversa tra questi Paesi. Hanno anche discusso del lago Aral, sempre più inquinato e che appare arduo salvare dal progressivo prosciugamento.
L’acqua è una risorsa essenziale nell’arida Asia centrale, ma dopo il crollo dell’Unione Sovietica questi Paesi non sono riusciti a collaborare per distribuirla e preservarla.
Gli Stati “a valle”, Kazakistan, Uzbekistan e Turkmenistan, hanno necessità di grandi quantità d’acqua per le coltivazioni (soprattutto cotone) e per le industrie agricole. Ma Kirghizistan e Tagikistan, dalle cui montagne passano circa l’80% delle risorse idriche della regione, lamentano che gli altri Paesi vendono loro a prezzi elevati l’energia di cui sono ricchi, e che manca invece loro, e pretendono di ricevere l’acqua senza concedere nulla in cambio. Da tempo dicono che dovranno creare grandi bacini per fini idroelettrici, impoverendo i corsi dei fiumi a valle. Soluzione osteggiata con forza da Tashkent che sostiene che l’acqua è un bene naturale di cui nessuno può essere privato.
In epoca sovietica c’era una condivisione delle risorse idriche ed energetiche tra i 5 Stati. Ma questo sistema è cessato da tempo e la Russia non è stata nemmeno invitata all’incontro.
L’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche e la siccità degli ultimi anni hanno intanto portato il lago Aral (nella foto) al disastro ecologico, con un prosciugamento del 90% in pochi decenni. Nel 1960 era il 4° maggior lago del mondo, al confine tra Kazakistan e Uzbekistan, ma poi i fiumi Syr Darya e Amu Darya sono stati deviati per irrigare cotone e riso. Il bacino è sceso di 20 metri e da anni è ormai diviso in due parti, inquinato da sale e sostanze tossiche.
30/05/2018 08:48
12/10/2007
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