14/02/2007, 00.00
LIBANO
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In 300mila a Beirut per il ricordo di Hariri

Nessun incidente nella imponente manifestazione. I leader della maggioranza accusano la Siria e sostengono l’istituzione del tribunale internazionale. Ghassan Tueni ripete il giuramento del figlio assassinato: mai guerra tra cristiani e musulmani.

Beirut (AsiaNews) - Almeno 300mila persone hanno manifestato pacificamente, oggi, scandendo slogan contro la Siria ed i suoi alleati libanesi, in un tripudio di bandiere, fazzoletti e stendardi blu, il colore della maggioranza di governo. E’ andato tutto bene a Beirut per l’incontro che ha ricordato il secondo anniversario dell’attentato nel quale hanno perso la vita l’ex premier Rafic Hariri ed altre 22 persone. Un silenzio impressionante, rotto dalla preghiera di un imam e dal suono delle campane delle chiese della capitale, alle 12.55 ha ricordato il momento dell’attentato.

L’esercito è stato vistosamente presente, anche con mezzi blindati, ed ha elevato una barriera di filo spinato alta due metri per dividere la Piazza dei martiri – dov’è la tomba dell’ex primo ministro e si è svolta la manifestazione -  dalla limitrofa piazza Riad al-Solh dove dal primo dicembre sono accampati un centinaio di fedeli dell’opposizione per un sit-in.

Aperta da un saluto di Ghassan Tueni che ha invitato la folla a ripetere il giuramento che suo figlio Gebran - assassinato nel dicembre 2005 - aveva pronunciato dopo l'assassinio di Hariri, per invocare l'unità tra cristiani e musulmani, la manifestazione ha visto gli interventi di tutti i leader della maggioranza parlamentare, che hanno parlato dietro un vetro antiproiettile.  

Durissimo il druso Walid Joumblatt, che ha accusato la Siria di essere il mandante di tutti gli attentati politici succedutisi in Libano. “Quest’anno – ha aggiunto – verrà il tribunale internazionale e con esso la punizione”. Il riferimento è all’istituzione del tribunale internazionale concordato tra Onu e Libano che dovrebbe giudicare i responsabili dei delitti politici perpetrati in Libano dal 2004 e che appare la causa principale della crisi politica in atto dal novembre scorso.

Il leader della maggioranza, Saad Hariri, figlio dell’ex premier, pur non lesinando accuse, ha rivolto ad Hezbollah – principale partito di opposizione, sostenuto dalla Siria e dall’Iran – un invito al dialogo. “Siamo pronti – ha aggiunto – a prendere qualsiasi decisione coraggiosa per la causa libanese ed a vantaggio di una soluzione in Libano, ma il tribunale internazionale è il solo passaggio per qualsiasi soluzione”.

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