In 2000 ai funerali dell'ostaggio coreano decapitato
Esposto uno striscione con la scritta "Amo l'Iraq", in coreano, arabo e inglese
Pusan (AsiaNews/AP) Circa 2.000 persone vestite di nero, hanno partecipato oggi ai funerali di Kim Sun-il, l'ostaggio sud coreano decapitato lo scorso 22 giugno in Iraq. La funzione si è svolta a Pusan, città natale della vittima sulla costa meridionale del paese, in una palestra addobbata con crisantemi bianchi e con uno striscione con su scritto: "Amo l'Iraq" in coreano, arabo e inglese.
Kim parlava correntemente arabo e inglese perché desiderava partire missionario per il Medioriente. A luglio sarebbe divenuto pastore battista
I sequestratori di Kim Sun-il, militanti islamici, lo hanno giustiziato pochi giorni dopo che la Corea del Sud aveva deciso l'invio di altri 3000 soldati, a sostegno di 600 truppe già presenti in Iraq nell'opera di ricostruzione. Il gruppo dei rapitori aveva chiesto il ritiro delle truppe come condizione per il rilascio.
Le immagini televisive di Kim prigioniero e la notizia della sua decapitazione hanno scosso il paese, dando il via a critiche sulla gestione del caso da parte del governo e dividendo l'opinione pubblica sul piano di intervento in Iraq.
Il corpo di Kim era tornato sabato scorso nella città di Pusan, in una bara avvolta dalla bandiera nazionale, e scortata dalla guardia d'onore.
A Seoul si sono svolte veglie notturne per ricordare il giovane interprete giustiziato e chiedere al governo di rivedere le sue posizioni. Anche un gruppo di parlamentari ha chiesto di riconsiderare le modalità della missione coreana in Iraq.
Il presidente Roh ha domandato un'inchiesta ufficiale per verificare le circostanze dell'assassinio di Kim Sun-il
22/06/2004