24/11/2009, 00.00
ISRAELE-PALESTINA
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In 20 anni di violenze, morti 7.398 palestinesi e 1.483 israeliani

Il dato è stato rilevato da un’organizzazione israeliana per i diritti dell’uomo. L’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari chiede a Israele di revocare il sistema di permessi, che in concreto impedisce ai palestinesi di usare il 60% del loro territorio.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – E’ di quasi 8.900 morti il bilancio di 20 anni di violenze tra israeliani e palestinesi e precisamente sono 7.398 i palestinesi (1.537 dei quali minorenni) e 1.483 gli israeliani (139 minori) che in questo periodo hanno perso la vita a causa del conflitto. Il dato è stato calcolato e reso noto da B’Tselem, un’organizzazione israeliana per i diritti dell’uomo.
 
I 20 anni esaminati sono stati segnati dalla prima Intifada (1987-1993), dalla seconda Intifada, cominciata nel 2001 e dall’offensiva di Gaza (27 dicembre 2008 - 18 gennaio 2009). Per i palestinesi quest’ultimo è l’anno più sanguinoso. Al 15 novembre, data di chiusura dell’indagine, essi avevano avuto 1.387 morti. Per gli israeliani, l’anno peggior è stato il 2002, con 420 morti.
 
In questi 20 anni, inoltre, le autorità israeliane hanno demolito 4.300 case di palestinesi in Cisgiordania, perché costruite senza permesso o nel quadro delle misure punitive contro le famiglie di attentatori. La maggior parte delle case sono state abbattute a Gerusalemme est e nella Striscia di Gaza, fino alla sua evacuazione da parte degli israeliani nel 2005. La Striscia, poi, ha visto la distruzione di 6.240 case in occasione dell’operazione “Piombo fuso”.
 
In 20 anni il numero degli israeliani che vivono nelle colonie in Cisgiordania e a Gerusalemme est è triplicato. Attualmente sarebbero 500mila.
 
Degli insediamenti israeliani si occupa anche l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (UNOCHA) che ha chiesto a Israele di congelare gli insediamenti e di porre fine al sistema di permessi imposto in Cisgiordania. Nel suo rapporto mensile, l’Ufficio afferma che la possibilità di movimento dei palestinesi all’interno della regione occupata “non ha avuto significativi miglioramenti” e che il 60% dell’area rimane praticamente vietata per lo sfruttamento e lo sviluppo.
 
E la possibilità di “congelare” per 10 mesi gli insediamenti in Cisgiordania, ma non a Gerusalemme est potrebbe essere esaminata dal governo israeliano. In tal senso si è espresso un alto funzionario governativo, secondo il quale il premier Benjamin Netanyahu sta studiando il progetto, che avrebbe lo scopo di sbloccare i colloqui di pace con i palestinesi. L’Anp ha infatti collegato la possibilità di riprendere il dialogo al blocco degli insediamenti, peraltro chiesto anche dal presidente americano Barack Obama.
 
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