Il “giorno più sanguinoso”: 70 morti, anche un ragazzo che si rifiuta di sfilare per Assad
La Lega araba si prepara a inviare 500 osservatori a Damasco: la decisione, che sarà presa domani, sottoposta alla garanzia siriana sulla sicurezza della delegazione. Il Ministro degli esteri siriano “molto pericolosa” la decisione della Lega araba di sospendere il suo Paese, chiede una riunione urgente dell’organizzazione, rinnova le accuse contro gli Usa e loda Cina e Russia che si oppongono a sanzioni contro Damasco.
Beirut (AsiaNews) – E’ “il giorno più sanguinoso” per la Siria: almeno 70 morti nelle ultime 24 ore, tra i quali un ragazzo di 14 anni, ucciso a freddo dai militari a Deir ez Zor, perché si era rifiutato di sfilare in una “spontanea” manifestazione a favore di Bashar al-Assad. Continua a precipitare la situazione interna della Siria: secondo fonti dell’opposizione, tra i caduti vano contati anche almeno una ventina di militari, uccisi in scontri con soldati che appoggiano le rivolte
Il “giorno più sanguinoso” cade alla vigilia della decisione che prenderanno domani i 22 ministri degli Esteri della Lega araba su tempi e modalità per l’invio di una delegazione di osservatori in Siria. Forte di 500 persone, la delegazione dovrebbe comprendere anche esperti militari, attivisti dei diritti umani e giornalisti. Obiettivi del gruppo sono esaminare la situazione sul terreno e “supervisionare, in coordinamento con il governo siriano, l’applicazione del Piano arabo” per la pace, sottoscritto il 2 novembre dalla Lega araba e dalla Siria.
L’intenzione della Lega araba è stata annunciata ieri al Cairo dal segretario generale dell’organizzazione, Nabil al-Arabi, all’indomani della dichiarazione di Damasco che si è detta pronta ad accogliere la delegazione, e dopo una serie di colloqui con esponenti dell’opposizione siriana e dei gruppi arabi di difesa dei diritti umani. “Vogliamo poter andare dovunque e scrivere i nostri rapporti sulla situazione dei civili”, ha detto Ibrahim al-Zaafarani, influente membro della Union of Arab doctors.
Al di là delle questioni politiche, uno dei problemi principali legati all’invio della delegazione è quello delle garanzie di sicurezza. Lo ha sottolineato al-Arabi, chiedendo che Damasco sottoscriva “un chiaro memorandum” in proposito..
Da parte sua, il ministro degli esteri di Damasco Walid Muallem ha scritto alla Lega araba chiedendo un summit urgente. Lo stesso Muallem, in una conferenza stampa tenuta ieri a Damasco, ha affermato che il governo è impegnato nelle riforme, nel dialogo e nel fermare lo spargimento di sangue, ha definito “molto pericolosa” la decisione della Lega araba di sospendere la partecipazione siriana, ripetuto le accuse contro gli Stati Uniti di complottare per fomentare la rivolta e le misure antisiriane e lodato l’atteggiamento di Cina e Russia, contrarie a sanzioni e altre opzioni contro il suo Paese.
Moallem “in quanto ministro degli Esteri” si è scusato per gli attacchi di sostenitori di Assad contro ambasciate e consolati stranieri, seguiti all’annuncio della decisione della Lega araba di “sospendere” la Siria e ha anche sostenuto che il governo ha ritirato “tutti i suoi soldati” dalle zone centrali delle città, sostituendoli con uomini della sicurezza, che hanno “il diritto all’autodifesa e alla difesa dei cittadini”.
E anche la Siria “ha il diritto di difendere la sua sovranità per ogni palmo del suo territorio”, ha detto infine, riferendosi alla dichiarazione del ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu sulla volontà del suo Paese di dare sostegno a coloro che protestano e all’idea manifestata da Ankara della possibilità di creare a tale scopo una zona cuscinetto all’interno del territorio siriano. (PD)
Il “giorno più sanguinoso” cade alla vigilia della decisione che prenderanno domani i 22 ministri degli Esteri della Lega araba su tempi e modalità per l’invio di una delegazione di osservatori in Siria. Forte di 500 persone, la delegazione dovrebbe comprendere anche esperti militari, attivisti dei diritti umani e giornalisti. Obiettivi del gruppo sono esaminare la situazione sul terreno e “supervisionare, in coordinamento con il governo siriano, l’applicazione del Piano arabo” per la pace, sottoscritto il 2 novembre dalla Lega araba e dalla Siria.
L’intenzione della Lega araba è stata annunciata ieri al Cairo dal segretario generale dell’organizzazione, Nabil al-Arabi, all’indomani della dichiarazione di Damasco che si è detta pronta ad accogliere la delegazione, e dopo una serie di colloqui con esponenti dell’opposizione siriana e dei gruppi arabi di difesa dei diritti umani. “Vogliamo poter andare dovunque e scrivere i nostri rapporti sulla situazione dei civili”, ha detto Ibrahim al-Zaafarani, influente membro della Union of Arab doctors.
Al di là delle questioni politiche, uno dei problemi principali legati all’invio della delegazione è quello delle garanzie di sicurezza. Lo ha sottolineato al-Arabi, chiedendo che Damasco sottoscriva “un chiaro memorandum” in proposito..
Da parte sua, il ministro degli esteri di Damasco Walid Muallem ha scritto alla Lega araba chiedendo un summit urgente. Lo stesso Muallem, in una conferenza stampa tenuta ieri a Damasco, ha affermato che il governo è impegnato nelle riforme, nel dialogo e nel fermare lo spargimento di sangue, ha definito “molto pericolosa” la decisione della Lega araba di sospendere la partecipazione siriana, ripetuto le accuse contro gli Stati Uniti di complottare per fomentare la rivolta e le misure antisiriane e lodato l’atteggiamento di Cina e Russia, contrarie a sanzioni e altre opzioni contro il suo Paese.
Moallem “in quanto ministro degli Esteri” si è scusato per gli attacchi di sostenitori di Assad contro ambasciate e consolati stranieri, seguiti all’annuncio della decisione della Lega araba di “sospendere” la Siria e ha anche sostenuto che il governo ha ritirato “tutti i suoi soldati” dalle zone centrali delle città, sostituendoli con uomini della sicurezza, che hanno “il diritto all’autodifesa e alla difesa dei cittadini”.
E anche la Siria “ha il diritto di difendere la sua sovranità per ogni palmo del suo territorio”, ha detto infine, riferendosi alla dichiarazione del ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu sulla volontà del suo Paese di dare sostegno a coloro che protestano e all’idea manifestata da Ankara della possibilità di creare a tale scopo una zona cuscinetto all’interno del territorio siriano. (PD)
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