Il “fornaio” che sfama i bambini di Pyongyang
Seoul (AsiaNews) – Mentre la situazione alimentare della Corea del Nord continua a peggiorare, una piccola Organizzazione non governativa cristiana ha messo in piedi tre piccoli forni con i quali sfama i bambini di circa 20 scuole del distretto di Sonbong, una cittadina nordcoreana ai confini con la Cina. Il fondatore, il sudcoreano George Rhee, spiega: “Se non dessimo questo cibo ai bambini, soffrirebbero la fame. Il nostro lavoro finisce soltanto a loro, al governo o all’esercito non va nulla”.
La situazione alimentare della Corea del Nord è disperata: Pyongyang ha chiesto oggi a Seoul aiuti per 500mila tonnellate di riso e 300mila di grano in cambio di concessioni sul programma dei ricongiungimenti familiari. Dall’elezione a presidente di Seoul del conservatore Lee Myung-bak, il regime stalinista del Nord ha sempre evitato di chiedere aiuti ai confinanti. Le richieste di oggi dimostrano la disperazione del Paese, piegato da una fallimentare politica economica e dall’embargo mondiale che lo attanaglia dopo i test nucleari ordinati dalla dittatura.
Rhee, 52 anni, è un cristiano protestante: ha fondato la Ong “Amare i bambini nordcoreani” a causa della sua esperienza personale. Con sei fratelli e una sorella, cade nella disperazione quando il lavoro del padre fallisce: costretti dal bisogno, i genitori mettono lui e suo fratello gemello in un orfanotrofio guidato da persone crudeli, che spesso li costringono a soffrire la fame. Memore di questa esperienza, ha deciso di aiutare i bambini del Nord.
All’inizio pensava di aprire un orfanotrofio, ma le autorità lo bloccano: “Mi hanno detto che il loro padre era Kim Jong-il, padre di tutti. E quindi non c’era bisogno di orfanotrofi. Ecco perché ho deciso per le panetterie”. La prima visita di Rhee nel Nord risale al 2002: l’anno dopo apre il primo esercizio commerciale. Nel tempo apre anche a Pyongyang e a In Hyangsan.
Il suo impegno è sostenuto da diverse fondazioni cristiane, ma Rhee continua a viaggiare in cerca di fondi per nuove aperture: “C’è molto interesse per quello che facciamo. Spero di poter arrivare ad avere abbastanza soldi per continuare su questa strada. Il governo dice che possiamo farlo: l’unico problema sono i soldi”.
L’attivista conferma quanto trapela dal regime: “La situazione qui è terribile: ho visto persino bambini morti per le strade”. E appoggia la politica di Seoul contro le Ong che portano aiuti alimentari “a caso”, che spesso finiscono nelle mani dei militari: “Sostengo Lee Myung-bak nella guerra contro queste organizzazioni: sono folli, e non controllano dove vanno a finire i loro beni”.