Il “bulldozer” Lee seppellisce la democrazia coreana
Seoul (AsiaNews) – All’indomani della vista del capo di Stato americano George Bush, cresce il malcontento in Corea del Sud per l’atteggiamento del presidente Lee Myung-bak, soprannominato “bulldozer” per le modalità con le quali ha impostato il suo mandato. Partiti dell’opposizione e attivisti per i diritti civili accusano Lee di mantenere una direzione “unilaterale” nell’amministrazione dello Stato, soprattutto negli ultimi due mesi dopo il montare delle proteste per la riapertura delle importazioni di carni bovine americane.
Nei primi giorni il presidente ha espresso “dispiacere” e si è scusato per aver ignorato le dimostrazioni di piazza dei coreani, contrari all’accordo; in seguito egli ha rafforzato la sua immagine di uomo “forte” che prende decisioni “in prima persona”, ignorando sempre più “l’opinione della gente e dei partiti dell’opposizione”.
Lo scorso 6 agosto il capo di Stato ha scelto tre nuovi ministri – istruzione, agricoltura e welfare – senza nemmeno l’udienza parlamentare di conferma della nomina, scatenando le proteste dell’opposizione che auspicava un maggior coinvolgimento. Nei giorni scorsi Chung Se-kyun, leader del Democratic Party, principale schieramento dell’opposizione, aveva avvertito che “un tale atteggiamento sarebbe considerato una dichiarazione di guerra verso l’opposizione” e invitava il presidente al dialogo, ma la sua minaccia è passata inosservata. Il gabinetto presidenziale sembra inoltre intenzionato a licenziare Jung Yun-joo, presidente della tv statale KBS, per acquisire sempre maggior “potere e influenza nel Paese attraverso i media e la televisione”.
Lee Myung-bak è inoltre accusato di esautorare la funzione del Parlamento, visto che negli ultimi 20 giorni non si è tenuta nessuna assemblea dei rappresentanti del popolo; da qui le proteste per l’atteggiamento sempre più “unilaterale” nella guida dello Stato e il mancato interesse del presidente per il “consenso della gente”.