Il “No” della Chiesa filippina all’aborto e alle politiche di pianificazione familiare
Manila (AsiaNews) – Il prossimo 25 luglio nelle Filippine si terrà una manifestazione nazionale con “preghiere e marce a favore della vita”, per protestare contro la proposta del governo di adottare metodi di pianificazione familiare e di legalizzare l’aborto. Ai cortei, sparsi per tutte le città del Paese, parteciperanno preti, suore e laici che intoneranno canti e invocazioni a “difesa della vita”. Lo annuncia p. Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione episcopale per la famiglia e per la vita, che ribadisce la presa di posizione forte della Chiesa filippina contro le proposte di legge che prevede la “legalizzazione dell’aborto”, al vaglio della Camera in questi giorni. Una protesta che a Manila, Cagayan de Oro, Davao, Jaro, nella provincia del Mindanao ha riscosso l’approvazione dei fedeli.
Ogni forma di programma rivolto al violento controllo delle nascite è equiparato all’aborto, mentre il presidente della conferenza episcopale filippina, mons. Angel Lagdameo, invita i vescovi a “bandire dal sacramento della comunione tutti quei politici che sostengono i metodi di pianificazione familiare”.
I leader politici cattolici del Paese non appoggiano in maniera aperta le riforme volute da una parte del governo, in particolare la normativa che prevede l’aborto, ma alcuni di loro sembrano sostenere una “più ampia diffusione dell’educazione sessuale nelle scuole” e la promozione di “metodi di pianificazione familiare” che prevedano l’uso di “contraccettivi”. Secondo un’organizzazione delle Nazioni Unite, ogni anno nelle Filippine si registrano 473mila casi di interruzioni di gravidanza, mentre due donne su cinque che intendono usare contraccettivi non ne hanno la possibilità. La popolazione cresce del 2% all’anno ed è destinata a toccare quest’anno quota 90 milioni. Per Anthony Gonzales, portavoce del presidente Arroyo, la politica governativa è fondata su quattro pilastri fondamentali: il rispetto della vita, una procreazione responsabile, una distribuzione delle nascite all’interno della famiglia e un consenso informato circa i metodi di pianificazione familiare.
Secondo i vertici della Chiesa filippina, una visione distorta dell’educazione sessuale pone delle serie minacce alle popolazioni dei villaggi e contribuisce a promuovere pratiche volte alla “promiscuità” e al “sesso libero” tra i giovani perché pensano che l’uso del preservativo li metta al riparo da qualsiasi rischio. “Il rischio – sottolinea mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao – è che il libero accesso ai metodi di contraccezione e la campagna politica volta alla pianificazione familiare, comportino un aumento esponenziale nei casi di aborto”.