Il veto di Obama contro lo Stato palestinese: soddisfazione in Israele; speranza per Hamas
Nonostante il veto, Abbas andrà avanti con la richiesta all’Onu. Pressioni di Israele e Usa sui membri del Consiglio di sicurezza che hanno già riconosciuto uno Stato palestinese. Netanyahu esalta Obama. Il fallimento del tentativo palestinese può rafforzare l’intransigenza di Hamas. Manifestazioni in Palestina e Libano.
New York (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente Usa Barack Obama ha detto a Mahmoud Abbas che egli metterà il veto alla richiesta palestinese per un riconoscimento pieno all’Onu. Prima di incontrare il leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, egli ha parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dichiarando che uno Stato palestinese potrà nascere solo da dialoghi diretti con Israele.
Abbas ha dichiarato che nonostante la minaccia americana, egli presenterà domani la domanda all’Onu per il riconoscimento di uno Stato palestinese “nei confini del 1967”. Nabil Shaath, stretto collaboratore di Abbas, ha detto che “lasceranno un certo tempo al Consiglio di sicurezza” per decidere, prima di rivolgersi all’Assemblea generale.
Per essere membro dell’Onu a parte intera è necessario che la richiesta sia sostenuta dalla maggioranza del Consiglio di sicurezza, senza veti. Nel caso che vi sia il veto americano, i palestinesi pensano di proporre direttamente all’Assemblea un posto come “osservatore” (simile al rango occupato dal Vaticano). In tal caso non è possibile alcun veto e Abbas è quasi certo di poter ottenere la vittoria.
Il presidente francese Nicholas Sarkozy, parlando ieri all’Onu, ha proposto subito per i palestinesi questa seconda soluzione, spingendo la comunità internazionale ha varare al più presto la ripresa dei negoziati bilaterali, all’interno di una scaletta precisa dei tempi per giungere a una conclusione entro un anno.
La dichiarazione sul veto ha rallegrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito il discorso di Obama un “distintivo di onore”. Oltre a confidare sull’appoggio degli Usa, Israele egli Stati Uniti in questi mesi hanno lavorato in modo frenetico con i membri del Consiglio di sicurezza per bloccare il tentativo palestinese. Brasile, Russia, Cina, India, Libano, Sud Africa, Bosnia ed Erzegovina, Gabon e Nigeria sono membri del Consiglio e hanno già riconosciuto lo Stato palestinese. Giorni fa però la Nigeria, dopo pressioni israeliane, ha deciso di rimanere neutrale nelle votazioni.
Oltre a rallegrare Israele, il possibile fallimento del tentativo di Abbas, potrebbe rallegrare anche Hamas. L’analista politico Akram Atallah ha spiegato che “se Abu Mazen [Mahmoud Abbas] fallisce, Hamas sarà più forte che mai”. Il fallimento porterebbe alla fine anche dei negoziati con Israele, “a beneficio di Hamas”. Il movimento islamico violento di Hamas governa la striscia di Gaza e si è sempre opposto a qualunque concessione a Israele.
Intanto ieri, in varie città palestinesi e in Libano vi sono manifestazioni e raduni a sostegno della richiesta all’Onu. A Ramallah troneggiava anche una enorme sedia, simbolo del seggio all’Onu che la Palestina sta chiedendo.
Abbas ha dichiarato che nonostante la minaccia americana, egli presenterà domani la domanda all’Onu per il riconoscimento di uno Stato palestinese “nei confini del 1967”. Nabil Shaath, stretto collaboratore di Abbas, ha detto che “lasceranno un certo tempo al Consiglio di sicurezza” per decidere, prima di rivolgersi all’Assemblea generale.
Per essere membro dell’Onu a parte intera è necessario che la richiesta sia sostenuta dalla maggioranza del Consiglio di sicurezza, senza veti. Nel caso che vi sia il veto americano, i palestinesi pensano di proporre direttamente all’Assemblea un posto come “osservatore” (simile al rango occupato dal Vaticano). In tal caso non è possibile alcun veto e Abbas è quasi certo di poter ottenere la vittoria.
Il presidente francese Nicholas Sarkozy, parlando ieri all’Onu, ha proposto subito per i palestinesi questa seconda soluzione, spingendo la comunità internazionale ha varare al più presto la ripresa dei negoziati bilaterali, all’interno di una scaletta precisa dei tempi per giungere a una conclusione entro un anno.
La dichiarazione sul veto ha rallegrato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito il discorso di Obama un “distintivo di onore”. Oltre a confidare sull’appoggio degli Usa, Israele egli Stati Uniti in questi mesi hanno lavorato in modo frenetico con i membri del Consiglio di sicurezza per bloccare il tentativo palestinese. Brasile, Russia, Cina, India, Libano, Sud Africa, Bosnia ed Erzegovina, Gabon e Nigeria sono membri del Consiglio e hanno già riconosciuto lo Stato palestinese. Giorni fa però la Nigeria, dopo pressioni israeliane, ha deciso di rimanere neutrale nelle votazioni.
Oltre a rallegrare Israele, il possibile fallimento del tentativo di Abbas, potrebbe rallegrare anche Hamas. L’analista politico Akram Atallah ha spiegato che “se Abu Mazen [Mahmoud Abbas] fallisce, Hamas sarà più forte che mai”. Il fallimento porterebbe alla fine anche dei negoziati con Israele, “a beneficio di Hamas”. Il movimento islamico violento di Hamas governa la striscia di Gaza e si è sempre opposto a qualunque concessione a Israele.
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