03/10/2009, 00.00
FILIPPINE
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Il tifone Parma risparmia la popolazione già colpita dalla tempesta Ketsana

di Santosh Digal
Il super tifone diminuisce di intesità e devia il suo percorso verso Taiwan interessando solo parte della costa nord del Paese. Intanto il bilancio della devastazione della tempesta tropicale Ketsana porta a 280 morti, quasi due milioni di sfollati e danni per 74 milioni di euro. Tragedia evitabile con un'adeguata prevenzione e soccorsi preparati. I vescovi invitano popolazione e governo a riflettere sugli errori commessi.

Manila (AsiaNews) – Il super tifone Parma, atteso in mattinata sulle coste orientali del Paese, diminuisce di intesità e devia il suo percorso a nord dirigendosi verso l'isola di Taiwan. Ad annuciarlo è una nota del Servizio metereologico nazionale. In totale 33mila persone sono state evacuate per sicurezza dai villaggi costieri. Intanto nell'isola di Luzon, dove il 26 settembre la tempesta tropicale Ketsana ha causato 288 morti, i danni ammontano a 74 milioni di euro e nelle 50 province colpite 1,8 milioni di persone sono ancora senza un tetto.  

"La tragedia prodotta dal tifone è una chiamata per tutti noi ad aiutare i nostri fratelli che sono ora senza tetto, ma anche un’occasione per riflettere sugli errori commessi finora ”, afferma il card. Gaudenzio Rosales, arcivescovo di Manila, mentre per le vie della città centinaia di volontari lavorano insieme alla polizia per aiutare oltre 370mila sfollati ospitati nelle parrocchie e nei centri di raccolta. 

Da parte sua, p. Fernando Caprio, sacerdote dell’arcidiocesi di Manila, evidenzia come l’inondazione non sia dipesa solo dalla pioggia, ma dalla totale “mancanza di prevenzione e dall’assenza di una coscienza ecologica nella popolazione “. Infatti, egli afferma che “nella capitale strade, canali e torrenti sono utilizzati come discariche”. Ciò impedisce all’acqua di defluire e causa continue inondazioni. “Le alluvioni sono un fatto naturale, non c’è uomo o istituzione in grado di controllarle - afferma il sacerdote - ciò che noi possiamo fare è prevenire gli effetti dovuti al comportamento umano, educando e responsabilizzando la popolazione”.   

Per molti la tragedia poteva essere evitata. La popolazione dei distretti più poveri lamenta di aver atteso per ore nelle case allegate e sui tetti, ignorata dagli elicotteri dei soccorsi. “La risposta delle autorità è stata inadeguata alla gravità della situazione – afferma mons. Angel Lagdameo, presidente dei vescovi filippini -  se non ci fosse corruzione nel nostro governo saremmo più preparati a rispondere a queste situazioni”.

Proprio il giorno del disastro Anthony Golez, responsabile del National Disaster Coordinatin Council, aveva dichiarato l’inadeguatezza dei soccorsi, denunciando la mancanza di mezzi e persone. Per far fronte al problema la polizia si affida in questi giorni all’aiuto di Chiesa, associazioni private e Ong. “Il settore privato si sta coordinando con i gruppi delle forze armate per distribuire i viveri e offrire un primo soccorso agli sfollati”, afferma Nicanor Bartolome portavoce della Polizia nazionale delle filippine (Pnp).

Oltre al dispiego di volontari, la Chiesa ha raccolto finora donazioni per 250mila dollari attraverso il Catholic Relief Services (CRS), con contributi delle Caritas di Usa, Spagna, Hong Kong e Nuova Zelanda.

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