Il tifone Morakot colpisce anche il governo di Ma Ying-jeou
Taipei (AsiaNews/Agenzie) – Il tifone Morakot che la scorsa settimana ha colpito l’isola di Taiwan lascia dietro si sé molti disastri, anche politici. Il 7 e l’8 agosto scorsi il tifone si è abbattuto con una violenza mai vista, facendo cadere fino a 3 metri di pioggia, lasciando 500 morti e oltre 100 miliardi di dollari taiwanesi (2,14 miliardi di euro) in danni all’agricoltura, al commercio e alle costruzioni.
Critiche alla superficialità con cui il governo ha affrontato l’emergenza, i ritardi negli aiuti, e da ultimo il rifiuto degli aiuti dai Paesi stranieri (fra cui la Cina popolare) stanno mettendo a dura prova la tenuta del governo di Taiwan. Ieri si è dimesso Andrew Hsia Li-yan, vice-ministro degli esteri, per aver rifiutato gli aiuti stranieri. Secondo indiscrezioni, rischiano le dimissioni anche il premier Liu Chao-shiuan; Hsueh Hsiang-chuan, segretario generale del parlamento; Chen Chao-min ministro della difesa; Chen Shen-hsien, direttore generale dell’Agenzia per le risorse idriche.
Da un’inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano nazionale United Daily News, anche il presidente Ma Ying-jeou è stato colpito: il gradimento della sua politica è sceso al 29%; il 46% dice che il governo è inaffidabile nell’affrontare le emergenze e la ricostruzione.
Premuto dal timore di un crollo el suo partito nelle prossime elezioni previste per la fine dell’anno, Ma è andato in visita oggi al villaggio di Hsiaolin, fra i più colpiti dall’alluvione. Ieri ha tenuto una conferenza stampa in cui ha difeso l’operato del suo governo mettendo in luce che la forza del tifone era imprevista in modo assoluto; che i ritardi negli aiuti sono stati causati dall’obbiettiva impossibilità di muoversi e far decollare elicotteri per il salvataggio. Per far recuperare la stima dei militari, Ma ha anche affermato che creerà un’agenzia per affrontare i disastri (una specie di protezione civile) ri-orientando truppe militari allo scopo.
In segno di lutto e di sobrietà i festeggiamenti del “doppio 10”, la festa nazionale del 10 ottobre, saranno cancellati. Ma ha anche promesso un’inchiesta su possibili responsabilità della leadership nell’affronto dell’emergenza, ma ha precisato che essa partirà solo a settembre.