Il tifone Mirinae su Quezon. Filippini sempre più poveri e provati
Manila (AsiaNews) – Il tifone Mirinae, il quarto nel mese di ottobre, si è abbattuto stanotte sulla costa est della provincia di Quezon. Un uomo è stato ritrovato morto, dopo aver tentato di attraversare un torrente formatosi alla periferia della capitale, già allagata per le precedenti piogge. Il suo bambino è invece disperso. Un altro uomo è disperso in una baraccopoli di Manila. I voli internazionali da pe per Manila sono bloccati e in molte zone della provincia manca l'elettricità. Molte linee elettriche sono saltate a causa della caduta di alberi e piloni.
Questo è il quarto tifone in un mese, dopo il Ketsana, Parma - più violenti - e il Liput, molto più debole.
A causa dei tifoni sta crescendo la povertà nel Paese: ameno 7 filippini su 10 vivono in una condizione di estrema povertà. La Ibon foundation, organizzazione per la ricerca e lo sviluppo, nel mese di ottobre ha intervistato un campione di 1.496 persone delle varie aree del Paese. L’obiettivo era di verificare la condizione economica della popolazione dopo il passaggio delle tempeste Ketsana e Parma che a inizio ottobre hanno provocato oltre 700 morti e milioni di sfollati.
Le ricerche mostrano una situazione allarmante: circa il 71,4% degli intervistati vive al di sotto della soglia di povertà mentre il 57% non dispone di un reddito sufficiente a mantenere la famiglia. Il 4% in più rispetto al dato relativo al mese di luglio pari al 53%. Sul piano sanitario una ricerca condotta dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) afferma che in questo mese 175 persone sono morte nella sola Manila a causa di infezioni ed epidemie e che circa 1,4 milioni sarebbero a rischio contagio. Di queste 163mila sono ancora rifugiate nei centri di raccolta. I danni alle infrastrutture ammontano a 300 milioni di euro.
“Il Paese sta affrontando una lunga battaglia per risollevarsi dai danni provocati dalla due tempeste – afferma P. Tim Cirulajes sacerdote dell’arcidiocesi di Manila - in questo monumento la gente ha bisogno di una grande fede in Dio per ricostruire le propria vita e andare avanti”.
Da parte sua, attraverso la Caritas, la Chiesa ha donato 800mila euro per un aiuto a oltre 122mila famiglie nelle 23 diocesi alluvionate.