29/05/2007, 00.00
GIAPPONE
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Il suicidio Matsuoka apre la crisi politica dell’era Abe

di Takeshi Kijima
Con la morte del ministro dell’Agricoltura nipponico, il governo di Shinzo Abe si presenta pesantemente svantaggiato davanti agli elettori chiamati a rinnovare il Senato. I quotidiani attaccano il premier e chiedono conto del suo appoggio politico al suicida, accusato di corruzione.
Tokyo (AsiaNews) – Il suicidio del 62enne ministro nipponico dell’Agricoltura, Toshikatsu Matsuoka, apre la prima crisi politica dell’era di Shinzo Abe. Il suicida era infatti una creatura del premier, fortemente voluto all’interno del nuovo esecutivo nonostante le ombre sulle sue precedenti gestioni e le accuse di corruzione che gli venivano mosse dall’opinione pubblica già da prima della sua nomina.
 
Il politico si è impiccato poche ore prima di una riunione con una Commissione del Senato giapponese, convocata per chiedere conto della sua gestione economica del dicastero. Abe lo aveva sempre difeso, e si era schierato con lui persino quando Matsuoka aveva dichiarato che le discrepanze all’interno dei registri fiscali del ministero erano da imputare “ad una speciale acqua minerale, che costa 60 euro al litro”.  
 
Il Japan Times, uno dei quotidiani più letti del Paese del Sol Levante, sostiene che “il suicidio, avvenuto all’interno di un alloggio per parlamentari della capitale, molto probabilmente rafforzerà l’opinione di chi lo riteneva colpevole, ma allo stesso tempo elimina uno dei bersagli preferiti dell’opposizione”.
 
Rimane però il fatto che fra poche settimane il governo sarà chiamato al primo grande test politico dalla sua creazione, ovvero il rinnovamento di metà dei seggi senatoriali. La morte di Matsuoka sarà usata durante la prossima campagna stampa come un’arma formidabile nelle mani del Partito democratico giapponese, considerato il grande castigatore del malcostume politico nel Paese.
 
Il quotidiano economico Nikkei si chiede infatti “che impatto potrà avere sull’elettorato un suicidio così politico a pochi passi dalle elezioni: si chiederanno se le azioni del primo ministro sono appropriate, e perché Matsuoka sia stato sostenuto sino alla fine dalla leadership”.
 
D’altra parte, seppur in maniera indiretta, lo stesso primo ministro si è addossato le responsabilità del suicidio: “In quanto premier, sono io che ho nominato il ministro dell’Agricoltura, ed ora mi sento responsabile per le azioni che ha intrapreso come membro del mio Gabinetto”.
 
Quello avvenuto ieri è il primo suicidio di un esponente di governo dalla fine della II Guerra Mondiale, quando l’allora ministro dell’Esercito Koreichika Anami si uccise dopo la resa del Giappone, ma è il settimo caso fra i membri della Dieta post-bellica.
 
La cultura giapponese non incoraggia il suicidio: semplicemente, non ne fa un tabù. Se il suicidio viene praticato in maniera onorevole, una persona in difficoltà vede in esso un paracadute, un modo per ripulirsi la coscienza. Uno dei successi editoriali del 1993, con 635mila copie vendute, fu il “Kanzen jisatsu manyuaru” (Il manuale completo del suicidio) di Tsurumi Wataru. Nel testo, l'autore classifica i metodi in base alla sofferenza, lo sforzo necessario e le condizioni del corpo dopo la morte: l'impiccagione è considerato il lavoro più "artistico".
 
Negli ultimi anni, per la prima volta, il governo ha definito il suicidio (che viene coperto dalle assicurazioni nazionali) “un problema serio” e sembra intenzionato ad intervenire: dal gennaio 2002, il ministero del Lavoro distribuisce in tutte le aziende un libretto di 38 pagine che fornisce le direttive per i dirigenti, al fine di identificare e aiutare i lavoratori con tendenze suicide. Le misure non sembrano però essere sufficienti, dato che il suicidio rimane una delle cause di morte più frequenti in Giappone.
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