"Il sostegno a distanza, oltre lo tsunami: solidarietà come intreccio di vita e di culture"
Milano (AsiaNews) "Per quanto possibile l'Agenzia per le Onlus collaborerà con il Forum SAD in vista di un'anagrafe completa del movimento del sostegno a distanza in Italia". È la promessa con cui il professor Lorenzo Ornaghi, presidente dell'Agenzia per le Onlus, ha concluso il suo intervento stamane al Forum SAD in corso al Pime di Milano, dove sono riuniti i rappresentanti di 64 organizzazioni delle 131 che operano in Italia in questo settore.
Ornaghi ha detto che il sostegno a distanza "è certamente un bene da "esportare". Esso è un concreto strumento di solidarietà da affiancare non in contrapposizione alle politiche dello Stato nel campo degli aiuti allo sviluppo. Ornaghi ha inoltre auspicato che l'universo del volontariato, di cui a pieno titolo fa parte anche il sostegno a distanza, faccia un salto di qualità in termini di competenza interculturale e tecnica, per rispondere alle istanze sempre più esigenti della società nei confronti di quanti praticano la solidarietà in forma organizzata.
Al termine del suo intervento Asia News ha interpellato il prof. Ornaghi.
Professore, la tragedia dello tsunami ha colpito profondamente anche gli italiani che hanno risposto con grande entusiasmo alle numerose raccolte di fondi per le popolazioni asiatiche. Il sostegno a distanza oggetto del Forum SAD di oggi implica, però, un salto oltre la generosità effimera, dettata dall'emozione
Sì, il sostegno a distanza comporta una risposta in qualche misura anche «culturale». Si tratta, cioè, di farsi carico di un altro condividendone la situazione globale, non solo in termini di bisogni immediati. In questo calarsi nelle culture «altre» i missionari sono maestri: fanno un lavoro straordinario laddove operano.
L'offerta pro-emergenza punta a rispondere in tempi stretti a necessità improrogabili. Il sostegno a distanza va oltre. Chiede, infatti, un rapporto che duri nel tempo. Che significa nel concreto?
Vuol dire accettare di intrecciare storie e non solo lasciarsi coinvolgere per un momento. Se si va incontro soltanto ai problemi della singola persona, il rischio è di intavolare un rapporto diretto che potrebbe sconfinare nel paternalismo. La sfida sta, invece, nel prendersi cura dell'individuo in quanto parte di una comunità, non come destinatario passivo di un gesto che gratifica chi lo compie, ma come partner di una solidarietà che opera dentro un orizzonte ampio e maturo.