Il sindaco di Hanoi vuole cacciare i Redentoristi dalla città
di J.B. An Dang
In una lettera Nguyen The Thao ha chiesto ai vescovi ed al superiore provinciale di trasfeerire i religiosi “fuori dall’area” della capitale. Tre mesi fa voleva l’allontanamento dell’arcivescovo. Per la gente, il processo contro i fedeli di Thai Ha ha reso eroi gli imputati e messo sotto accusa le autorità.
Hanoi (AsiaNews) – Sembra non aver fine l’attacco delle autorità vietnamite contro la Chiesa cattolica: dopo essersi impadronite dei terreni della ex delegazione apostolica e della parrocchia di Thai Ha, ad Hanoi e del monastero di San Paolo di Vinh Long, ed aver processato, e condannato, otto fedeli di Thai Ha, ora vogliono cacciare i Redentoristi dalla capitale.
E’ quanto il presidente del Comitato del popolo (il sindaco) di Hanoi, Nguyen The Thao, chiede in una lettera indirizzata al presidente della Conferenza episcopale, mons. Peter Nguyen Van Nhon, ed al superiore provinciale dei Redentoristi, padre Vincent Nguyen Trung Thanh.
I religiosi – che ad Hanoi hanno la cura della parrocchia di Thai Ha (nela foto, una delle veglie di prghiera) – “debbono essere trasferiti fuori dall’area della capitale”, scrive Tho nella lettera, che porta la data del 12 dicembre. Essi, prosegue il documento, hanno “calunniato il sistema giudiziario vietnamita”, “insultando e ridicolizzando il tribunale” che ha giudicato gli otto cattolici “equamente e secondo la legge” e che è stato invece definito dai religiosi “una corte di diavoli”. Minacciando azioni legali, il presidente del Comitato del popolo chiede in particolare l’immediato trasferimento di padre Mathew Vu Khoi Phung, superiore del monastero, di padre Peter Nguyen Van Khai, padre Joseph Nguyen Van That e padre John Nguyen Ngoc Nam Phong.
Non è la prima volta che Thao chiede alle autorità religiose di allontanare qualcuno da Hanoi. Giusto tre mesi fa, il 23 settembre, si rivolse ai vescovi vietnamiti, riuniti per il loro incontro annuale a Xuan Loc, di esaminare e punire adeguatamente secondo le norme ecclesiastiche, “trasferendoli fuori dalla zona di Hanoi”, l’arcivescovo di Hanoi, mons. Ngo Quang Kiet ed i Redentoristi, per ciò che egli definiva “incitamento ai tumulti, false accuse contro il governo, irriverenza verso la nazione, violazione e ridicolizzazione della legge, istigazione ad altri a violarla”.
Allora i vescovi risposero che gli accusati “non avevano fatto alcunché contro l’attuale legge canonica”.
Dietro l’attuale attacco delle autorità, secondo diversi cattolici, c’è il timore della reazione popolare dopo il processo contro gli otto cattolici. Mentre in tutto il Paese i vescovi invitano a pregare per loro, come testimoni della verità e della fede, sembra che l’andamento del processo si sia rivoltato contro i responsabili politici che l’hanno organizzato. L’atteggiamento coraggioso degli accusati li ha resi un simbolo, sono visti come eroi. L’accusatore, il governo, è divenuto l’accusato per aver imposto a suoi cittadini un processo ingiusto, immorale ed illegale
.
E c’è chi ci vede l’ombra della corruzione, male endemico del Paese. Tutti e tre i terreni sottratti alla Chiesa sono divenuti parchi pubblici dopo le proteste dei cattolici di fronte alla decisione delle diverse autorità locali – che ora si vendicano - di cederli a privati per svolgervi attività commerciali.
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