14/11/2024, 08.53
RUSSIA-STATI UNITI
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Il ritorno di Trump e i popoli minori della Russia

di Vladimir Rozanskij

Anche le minoranze dell'ex grande impero che aspirano all'indipendenza si interrogano su quale sarà realmente l'approccio del tycoon alla questione ucraina e sulle conseguenze che questo potrà avere per le loro battglie. L'intellettuale Kharun ar-Rusi: Washington da sempre russocentrica anche nel sostegno alle opposizioni a Putin 

Mosca (AsiaNews) - Il nuovo mandato presidenziale di Donald Trump potrebbe rivelarsi un problema, o un’occasione da sfruttare anche per la de-colonizzazione dei popoli minori della Russia, come ritiene l’esperto Kharun ar-Rusi (Vadim Sidorov), uno dei fondatori del movimento dei musulmani russi, ricercatore della facoltà di filosofia dell’università Karlov di Praga e autore di numerosi articoli su varie riviste e piattaforme come Idel.Realii. Egli sottolinea il significato cruciale dell’Ucraina per i vari movimenti regionali, e le scelte della Casa Bianca nei confronti di Kiev avranno grande risonanza per tutti i popoli della Russia.

Il nuovo presidente americano ha detto più volte di non avere intenzione di combattere contro i governi stranieri, anche se questi non corrispondono ai criteri della democrazia occidentale, e questo a maggior ragione riguarda coloro che lanciano sfide all’integrità territoriale dei propri Stati con regime totalitario, come quello del Cremlino. In realtà neanche le precedenti amministrazioni di Washington sostenevano la causa dei de-colonizzatori post-sovietici, come nessuno degli altri governi occidentali, se non a parole.

Secondo Kharun, americani ed europei sono propensi tutt’al più a sostenere le “opposizioni russocentriche” come quelle di Naval’nyj, Kara-Murza o Jašin, che per gli esponenti delle minoranze cercano solo di “ripulire l’immagine” della Russia, senza rinunciare alle ambizioni imperiali. Una dimostrazione di questo sarebbe il recente scambio di prigionieri tra russi e occidentali, in cui non è stato inserito neanche un rappresentante dei movimenti autonomisti regionali. Ai dissidenti russi viene concessa ampia libertà di espressione in Occidente, ma con scarsa disponibilità a coloro che vorrebbero uno “smembramento della Russia”.

La nuova amministrazione di Trump potrebbe ridurre significativamente gli aiuti umanitari alle tante organizzazioni non governative, ai media e agli attivisti per i diritti umani, anche se tale sostegno non era mancato nel suo precedente mandato. L’amministrazione di Washington aveva allora sostenuto esplicitamente la causa dei popoli turcofoni perseguitati in Cina, introducendo sanzioni per le violazioni dei diritti degli uiguri.

La loro speranza, dunque, è che non si interrompano queste pratiche di solidarietà con i popoli minori, almeno per non perdere l’immagine di leader mondiale da parte degli Stati Uniti; ed essendo Trump un uomo d’affari che attribuisce maggiore importanza alle cose pratiche, tutto questo poterebbe non limitarsi alle semplici dichiarazioni. Kharun sottolinea il ruolo decisivo dell’Ucraina nella prospettiva della de-russificazione, che costituisce il motivo principale della guerra di Putin contro le “influenze occidentali”, in realtà “contro la volontà dei popoli di conquistare la propria indipendenza”.

Per quanto si parli di un possibile accordo tra Trump e Putin, questo non dovrebbe significare la liquidazione della statualità ucraina alternativa alla Russia, e di riflesso potrebbe rafforzare le aspirazioni anche degli altri popoli dell’ex-impero zarista e sovietico. Per quanto il realismo di Trump non faccia ben sperare per il futuro dell’Ucraina nella sua integrità territoriale, la speranza è che il presidente americano non lasci tutto il Paese alla mercè di Putin, considerando anche la sua statualità riconosciuta dalle norme internazionali.

Salvare l’Ucraina significa “salvare tutta la civiltà occidentale”, ritiene Kharun, e concedere una speranza a tutti i popoli oppressi del mondo, e soprattutto nel mondo eurasiatico. Per quanto sia difficile per l’Ucraina conservare la propria identità nazionale, anche le altre nazionalità che non godono di una struttura statale riconosciuta possono continuare a “rivendicare la propria storia, la propria specificità linguistica, culturale e geografica”, a prescindere dagli orientamenti politici delle superpotenze mondiali, ma sfruttando le diverse competenze e specificità di ciascun leader, comprese quelle del “realista” Donald con la sua difesa del popolo americano, a sua volta formatosi nel rapporto tra diversi popoli e diverse storie.

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