Il rinvio a giudizio dei vertici della Samsung, un “terremoto” per politica ed economia
La magistratura coreana ha considerato attendibili le prove presentate contro il numero uno della compagnia, che da sola rappresenta il 20 % delle esportazioni nazionali, ed altri nove dirigenti. Inizia a sfaldarsi il rapporto fra finanza e politica.
Seoul (AsiaNews) – Un terremoto che rischia di coinvolgere larghi strati della politica nazionale, e che potrebbe mettere a rischio la stabilità finanziaria di uno dei Paesi asiatici più solidi dal punto di vista economico. È il commento pubblicato oggi dal Chosun Ilbo, uno dei più influenti quotidiani sudcoreani, sul rinvio a giudizio ordinato ieri dalla magistratura nei confronti del numero uno della Samsung, Lee Kun-hee, e di altri nove dirigenti della compagnia.
Questi, secondo i giudici, avrebbero nascosto al fisco circa 118 milioni di euro. Ma l’amministratore delegato, uno degli uomini più ricchi della Corea del Sud, dovrà rendere conto anche di altre inadempienze, meno gravi dal punto di vista penale, ma in grado di scuotere per sempre la compagnia. Egli, secondo l’accusa, ha causato ingenti perdite al gruppo cercando di favorire la carriera del figlio ed avrebbe finanziato in maniera illecita alcuni uomini politici. Dopo la testimonianza dell'ex avvocato dell'azienda Kim Yong-chul, infatti, i procuratori ritengono che l’amministratore delegato avrebbe utilizzato 202 milioni di dollari per sovvenzionare membri del governo ed altre influenti figure istituzionali.
Samsung è il primo produttore di telefoni cellulari e chip per computer in Asia. L’azienda copre da sola il 20% delle esportazioni totali del Paese. In caso di condanna, Lee rischia almeno cinque anni di carcere, ma molti sono convinti che i giudici non useranno la mano pesante. L'incarcerazione di un alto dirigente di una delle maggiori imprese nazionali, infatti, potrebbe causare un grave danno di immagine al Paese.
Eppure, scandali finanziari e inchieste giudiziarie hanno colpito negli ultimi anni vari strati dell'imprenditoria coreana, fino a pochi anni fa considerata intoccabile. I potenti gruppi politico-economico-finanziari sono considerati i veri fautori del miracolo economico della Corea del Sud. Il Paese, fino a quarant'anni fa, aveva un reddito pro capite paragonabile agli Stati più poveri dell'Africa e dell'Asia. Oggi è al secondo posto nel continente, dopo il Giappone. Negli ultimi anni, la crescita ha fatto segnare tassi da record. Nel 2007 il Pil coreano è salito del 4,9% e nel 2002 ha raggiunto quota 7%.
Le ragioni di questo successo sono molteplici: il basso costo del lavoro, l'inflazione moderata, l'impressionante sviluppo tecnologico, una bilancia commerciale quasi sempre in attivo. Ma soprattutto, come ricordato, i consolidati rapporti tra il governo e i grossi gruppi industriali e finanziari, che il rinvio a giudizio di ieri rischia di smantellare per sempre.
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