Il regime siriano soffoca nel sangue la rivolta
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – L’esercito siriano ha completamente isolato dal resto del mondo Daraa, la città del sud del Paese dove ieri sono state uccise almeno 25 persone, e dove anche oggi sono stati uditi spari. “Gli spari contro gli abitanti continuano” ha riferito Abdallah Abaziz, attivista per i diritti umani. Daraa è la città in cui la protesta contro il regime di Bashar al-Assad è stata più forte, ma la repressione continua con durezza in tutto il Paese. Sono almeno 500 le persone arrestate negli ultimi giorni dai servizi di sicurezza, e il loro numero continua a crescere. Altre retate sono segnalate a Damasco e in diverse città, fra cui Duma, a nord della capitale. Un osservatore da Beirut, che citava una fonte locale, ha riferito che circa 5000 agenti hanno circondato la città, e poi hanno cominciato un rastrellamento casa per casa.
A Daraa almeno dieci carri armati e blindati, appoggiati da migliaia di soldati e di agenti dei servizi, hanno occupato ieri la città, aprendo il fuoco contro i manifestanti, e chiunque girasse per strada durante il coprifuoco. Fonti locali parlano anche di scontri a fuoco fra agenti dei servizi di sicurezza e soldati che si rifiutavano di sparare sui civili. Secondo fonti dei diritti umani fra le 20 e le 25 persone hanno perso la vita ieri a Daraa, e un’altra decina a Mouhdamiya. Il bilancio complessivo dei morti, dall’inizio delle manifestazioni, sarebbe intorno a 390 unità.
Nel frattempo cresce l’allarme della comunità internazionale. Gli Stati Uniti hanno deciso oggi di far partire da Damasco tutto il personale diplomatico non necessario, e le famiglie dei diplomatici. Solo da qualche mese a Damasco era giunto un nuovo ambasciatore Usa, dopo sei anni di vuoto. Stati Uniti e Gran Bretagna e altre nazioni europee stanno considerando l’ipotesi di applicare sanzioni “mirate” alla Siria. Gli appelli a non usare la violenza sui manifestanti pacifici rivolti al presidente al-Assad dall’Onu e dalla Casa Bianca sono stati seguiti da una repressione di grande durezza. Le sanzioni, secondo la Casa Bianca, dovrebbero far capire che “questo comportamento è inaccettabile”.