Il presidente Rajapaksa lancia una campagna contro l'uso dei bambini soldato
di Melani Manel Perera
Governo e i ribelli tamil si accusano a vicenda di arruolare minorenni. La Chiesa cattolica e la società civile affermano che il 60% dei combattenti di entrambe le fazioni è costituito da ragazzi dall’età media di 16 anni.
Colombo (AsiaNews) - Una campagna nazionale contro lo sfruttamento dei bambini soldato. La “speciale iniziativa” è promossa dal governo di Colombo. Il presidente Mahinda Rajapaksa, illustrandone ieri i contenuti, ha affermato che essa è “necessaria per prevenire il reclutamento dei bambini e nel contempo liberare quelli già assoldati e brutalizzati”. Per il leader del governo srilankese questa campagna “è al centro del nostro sforzo finale per sradicare il flagello del terrorismo dalla nostra nazione”. Scopo dell’iniziativa è porre fine all’arruolamento forzato di minorenni e realizzare programmi di recupero e reinserimento degli ex bambini soldato.
L’impiego dei adolescenti nel conflitto tra le forze governative e il Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) è un argomento su cui le due fazioni si sono scambiate reciproche accuse più volte.
Anche la comunità internazionale ha messo in guardia in diverse occasioni l’esercito di Colombo e i ribelli tamil dall’utilizzare bambini soldato. Di recente l’Unicef ha affermato che l’Ltte ha intensificato l’opera di reclutamento negli ultimi mesi e diramato alcuni dati secondo cui, dal 2003 al 2008, i ribelli hanno arruolato con la forza almeno 6mila adolescenti. Le cifre fornite dall’agenzia dell’Onu confermano quanto denunciato più volte da diverse organizzazioni della società civile dell’isola e dalle varie Chiese cristiane dello Sri Lanka.
Facendo riferimento ai dati Unicef, il governo di Rajapaksa accusa i ribelli di aver istituito una vera e propria “Baby brigade” e parla di 6288 ragazzi sotto i 18 anni arruolati dal Ltte sino al dicembre 2008. Le Tigri tamil rispondono a Colombo dichiarando di aver fatto tornare a casa oltre 2mila adolescenti presenti tra le proprie fila e accusa l’esercito di avere reclutato a sua volta minorenni costituendo anche brigate paramilitari. La Chiesa cattolica e le organizzazioni della società civile del Paese affermano che il 60% dei combattenti di entrambe le fazioni coinvolte nel conflitto è costituito da ragazzi dall’età media di 16 anni.
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