Il patriarca libanese maronita ha presentato le dimissioni al Papa
Beirut (AsiaNews) – Il patriarca maronita Nasrallah Boutros Sfeir ha chiesto di poter lasciare le sue funzioni. Lo ha annunciato il 16 gennaio una fonte autorizzata vicina al patriarca. La richiesta è stata presentata al Santo Padre, da qualche settimana, ma non è stata ancora data una risposta. Il patriarca continuerà nel frattempo ad assolvere i compiti legati alla sua carica. Delegazioni professionali e regionali si sono recate in questi ultimi giorni alla sede patriarcale di Bkerké per chiedergli di continuare a svolgere il suo ruolo. “Non è quando si attraversa il guado che si deve cambiare cavalcatura” hanno rilevato alcuni ambienti della maggioranza parlamentare, impegnati in un delicato braccio di ferro con l’opposizione.
La concomitanza fra la caduta del governo e l’annuncio delle dimissioni del patriarca maronita è stata molto male accolta da una grande parte dell’opinione pubblica libanese e da alcuni ambienti della Chiesa maronita, che hanno giudicato inopportuna la divulgazione di questa informazione che doveva restare confidenziale.
Questo è il motivo per cui la notizia inizialmente è stata smentita dal patriarcato e dal vescovo maronita di Batroun (Libano) Boulos Émile Saadé. Quest’ultimo di sua propria iniziativa ha smentito la notizia giudicando che “la sua diffusione da parte di alcuni organi di stampa mira a creare confusione fra religione e politica”.
E’ di pubblico dominio in effetti che alcune figure dell’opposizione sono ostili al capo della Chiesa maronita, a causa delle sue opzioni nazionali, che non coincidono con le loro. Hezbollah, che in un certo momento ha avuto contatti con il patriarca maronita, ha deciso di sospendere le visite che alcuni dei suoi responsabili compivano regolarmente al patriarca.
Secondo una fonte autorizzata vicina al patriarcato maronita, nel corso di una sua recente visita a Roma, il patriarca Sfeir ha fatto effettivamente giungere a papa Benedetto XVI il suo desiderio di essere liberato dei suoi incarichi. Sfortunatamente, l’ha annunciato anche ai membri del sinodo dei vescovi maroniti, che si riunisce ogni mese a Bkerké. La “fuga” verso i media trova là la sua origine, anche se non si poteva prevedere che la notizia avrebbe coinciso con la caduta del governo.
Secondo la fonte autorizzata citata, “la decisione del patriarca è assimilabile a una dichiarazione formale di intenti. Essa non prenderà una forma definitiva che dopo che il Papa l’avrà confermata. Il Papa potrebbe però soprassedere, provvisoriamente”. “Il Vaticano non c’entra affatto in questa decisione del Patriarca” ha precisato la fonte, in risposta a voci che affermavano il contrario. L’elezione di un nuovo patriarca potrebbe avvenire prima dell’estate se le circostanze politiche generali fossero favorevoli.
In privato, fonti vicine al patriarca affermano che il capo della Chiesa maronita ha raggiunto i 90 anni, e che nonostante la sua forma fisica stupefacente e la sua lucidità intellettuale, si tratta di una « soglia psicologica » di cui ha deciso che è necessario tener conto. Le stesse fonti aggiungono che il patriarca è infastidito dal carrierismo di alcuni vescovi che nel corso degli anni passati, mentre lo elogiavano, lo spingevano diplomaticamente a farsi da parte, per lasciare a qualcun altro la possibilità di assumere il suo ruolo. E’ per questo che è stato più sgradevolmente sorpreso che lusingato quando ha saputo che è stato preparato per lui nel maggio prossimo, in occasione del suo compleanno, un giubileo sacerdotale, episcopale e patriarcale.
Il cardinale Nasrallah Boutros Sfeir, di 90 anni, è alla testa della Chiesa maronita, la più influente del Libano, dal 1986. E’ il 76mo patriarca maronita dall’arrivo dei primi discepoli di san Marone in Libano, più di 1500 anni fa. Al di là della sua leadership religiosa, ha giocato un ruolo considerevole nella vita politica del Libano. E’ in particolare grazie al suo appello del 2000 che il movimento opposto all’egemonia della Siria, allora potenza di “tutela” da tre decenni in Libano, ha cominciato a prendere ampiezza, fino al ritiro delle truppe siriane nel 2005, nella scia dell’assassinio dell’ex primo Ministro Rafic Hariri.