Il patriarca Sfeir esorta a riflettere sul futuro della libertà in Libano
Al termine del quarto giorno del colloquio interlibanese affrontati alcuni temi chiave, come l'applicazione degli accordi di Taeff e della risoluzione 1559. Una speciale commissione esaminerà il problema del disarmo delle milizie.
Beirut (AsiaNews) L'importanza del dialogo tra i libanesi, al termine del quarto giorno della conferenza che si svolge nella sede del Parlamento, è stata sottolineata anche dal patriarca maronita Nasrallah Sfeir. "Sappiamo tutti ha detto che il Libano non potrà rimettersi in piedi se i libanesi non si metteranno d'accordo fra loro, nell'interesse loro e del Paese", ha detto, benedicendo, a Bkerke, la riconciliazione tra il ministro degli Affari sociali, Nayla Mowad, ed il suo rivale, l'ex ministro della Sanità, Sleiman Frangie.
Nel quarto giorno del dialogo, sotto la presidenza del presidente della Camera dei deputati, Nabih Berri, i 14 leader politici che vi hanno preso parte hanno esaminato i problemi relativi alla necessita di "disarmare i palestinesi", di continuare l'applicazione degli Accordi di Taeff del 1989, che affermavano anche la necessita di stabilire rapporti diplomatici tra il Libano e la Siria e l'invio dell'esercito libanese nel Sud-Libano, e di trovare il modo adatto per mettere in pratica la risoluzione dell'ONU 1559, del 3 settembre 2005. Il documento delle Nazioni Unite critica il prolungamento del mandato del presidente Emile Lahoud fino al 2007, sostiene il disarmo di Hezbollah (partito di Dio) e riconosce delle Fattorie di Chebaa come territorio libanese occupato da Israele. La questione del disarmo, è stato deciso, diverrà oggetto di una speciale commissione.
Il Presidente Berri, in una dichiarazione di ieri sera, dopo la chiusura dei lavori della quarta giornata, ha rinnovato la sua piena fiducia nella forza del dialogo "sincero, spontaneo e costruttivo, già iniziato dai libanesi, per la prima volta senza nessuna interferenza degli stranieri". Egli si è mostrato molto soddisfatto dal tenore del dialogo ed ha affermato il consenso di tutti i partecipanti agli incontri sui temi fondamentali. Berri ha chiesto a tutti di essere solidali contro i progetti dei nemici del Libano, ha insistito sulla necessita di liberare le fattorie di Chebaa dall'occupazione di Israele, prima di disarmare il partito di Dio ed ha parlato di "un progresso notevole del dialogo, senza esagerare nell'ottimismo". Il presidente del Parlamento ha criticato le posizione del leader druso Walid Joumblatt che ha avuto incontri negli Stati Uniti con il segretario di Stato americano Condoleezza Rice, che ha chiesto l'elezione "rapida e trasparente" di un nuovo presidente della Repubblica e ha minimizzato il valore del dialogo inter-libanesi, mentre invece: "il fallimento è proibito, non ritorneremo prima del raggiungimento dei risultati che possono assicurare ai nostri figli un futuro prospero".
Il Patriarca Sfeir in una conversazione con AsiaNews ha chiesto ai responsabili riuniti a Beirut di riflettere sul futuro della libertà in Libano e di superare le difficoltà in modo di far uscire il Paese dalla crisi. Ad una domanda sul futuro della presidenza della Repubblica, il patriarca Sfeir si è mostrato meno rigido, quando ha delineato la figura del futuro presidente, che dovrebbe essere "colto, trasparente, giovane".
Il presidente Siriano, Bachar al-Assad, in un discorso rivolto ai partecipanti al congresso dei partiti politici arabi, riunito a Damasco, si è mostrato scettico e non ha nascosto il suo pessimismo verso il vertice del dialogo inter-libanese, ribadendo la necessita di stabilire rapporti amichevoli tra il Libano e la Siria. In Siria la popolazione, secondo il giornale governativo Techrine, non è molto favorevole al dialogo già iniziato, che non produrrà frutto, "perché i prezzi sono alti e la qualità è pessima". Il giornale critica l'assenza di alcuni leader politici di alto livello, come l'ex ministro Frangie. "Il dialogo inter libanesi non potrà produrre senza il miglioramento dei rapporti tra il popolo siriano ed il popolo libanese, perché quando i due popoli stanno bene, la prosperità può tornare".
Il patriarca Sfeir, in un comunicato, ha poi condannato l'attentato alla basilica della Vergine a Nazareth, definendolo "un atto contro Dio e contro l'uomo". Anche il presidente Lahoud, in un suo comunicato, ha condannato la violenza che ha colpito la chiesa di Nazareth. Lahoud in un telegramma al presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ha accusato il governo d'Israele di essere dietro tutti gli atti violenti".