Il partito islamista Ennahda rifiuta la sharia nella legislazione. Il commento di p. Samir
Roma (AsiaNews) - Il partito islamista Ennahda, in maggioranza nel nuovo governo tunisino, rifiuta di mettere la sharia come base per la legislazione. Nel lavoro per la nuova costituzione del Paese, dopo la primavera araba che ha spazzato via il governo di Ben Ali, gli islamisti dell'Ennahda preferiscono mantenere il vecchio articolo che problema l'islam religione di Stato, ma rifiuta la sharia.
Secondo l'esperto islamologo p. Samir Khalil Samir, se l'Ennahda riesce a vincere questa battaglia, potrebbe essere un modello per altri Paesi arabi.
A proporre l'introduzione della Sharia vi sono i musulmani ultra-conservatori salafiti. P. Samir spiega: "Da tempo questo movimento sta cercando di influire sulla società tunisina. Ad esempio, per più di un mese sono riusciti a costringere tutte le donne dell'università al Manouba ad andare a scuola indossando il velo. Domenica scorsa, il 25 marzo, hanno fatto una dimostrazione con più di 10mila persone per chiedere che la sharia sia il fondamento della legislazione tunisina (v. foto). E hanno promesso di compierne ancora fino a raccogliere centinaia di migliaia di persone. Bisogna ricordare che la Tunisia è il Paese arabo più laico e anche uno dove l'alfabetizzazione è altissima. La costituzione del 1959 secolarizzava in modo totale la legge islamica. Se ora passasse la proposta dei salafiti, sarebbe un capovolgimento totale".
Per il sacerdote gesuita, la mossa di una parte del governo, è un tentativo di compromesso:" riaffermano l'articolo 1 della costituzione, che definisce l'islam religione di Stato, con l'arabo come lingua e la repubblica come struttura di governo, ma non accettano la sharia"
Ghannouchi, leader di Ennahda, e il suo portavoce Ameur Larayed hanno dichiarato che loro non vogliono dividere il Paese. "Un'influenza sempre più radicale dei fondamentalisti - afferma p. Samir - porterebbe alla rottura. É fondamentale che la nuova costituzione non abbia questo elemento della sharia, perché altrimenti si rischia di aprire la porta a tutti gli estremismi".
Sul peso della scelta dell'islam come religione di Stato, egli aggiunge: "Che l'islam sia religione di Stato non è una grande questione: in tutti i Paesi arabi, meno il Libano, vi è questa affermazione. L'islam era detta religione di Stato anche a i tempi di Bourghiba. Quella del governo attuale [ di Ennahda] è una posizione intermedia. Se vince questa battaglia contro i salafiti, sarà una cosa molto significativa. La loro posizione è certo dettata da motivi politici, ma tiene conto che la maggior parte degli intellettuali e delle personalità in Tunisia sono per una linea laica, liberale. È perciò un passo positivo che potrebbe servire da modello anche ad altri Paesi arabi come l'Egitto o come la Siria; un passo ben pensato politicamente e anche umanamente".