Il papa prega perché dopo l’uccisione della Bhutto cessino le violenze
Città del Vaticano (AsiaNews) – Telegramma di cordoglio di Benedetto XVI per l’uccisione di Benazir Bhutto, della quale si sono svolti oggi i funerali, mentre nel Paese gli scontri tra manifestanti e polizia sono costati almeno 20 morti.
Un bilancio pesante, che contrasta con la preghiera del Papa prega perché in Pakistan “sia evitata ogni ulteriore violenza e sia fatto ogni sforzo per costruire un clima di rispetto e fiducia, necessari per mantenere un buon ordine nella società e per far operare effettivamente le istituzioni politiche del Paese”.
Nel messaggio inviato - a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato - al presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Pakistan, mons. Lawrence John Saldanha, il Papa esprime anche “sentimenti di profonda simpatia e vicinanza spirituale” alla famiglia della Bhutto, uccisa in un “brutale attacco terroristico”.
I funerali della ex premier pakistana si sono svolti come previsto a Naudero – sua città natale, nella provincia meridionale del Sindh – dove centinaia di migliaia di persone si sono riunite per dare l’estremo saluto alla leader del Partito popolare.
La bara, coperta da una bandiera rosso-verde-nera (i colori del Partito del popolo del Pakistan), è stata trasportata su di un ambulanza bianca per oltre 5 chilometri, tra due ali di persone che inneggiavano a “Benazir viva”. Ad accompagnare la salma, il marito della Bhutto, Asif Zardari, i tre figli e molti responsabili del Partito del popolo pachistano (Ppp). Il feretro è stato poi inumato nel mausoleo di famiglia di Garhi Khuda Bakhsh, dove la Bhutto riposerà accanto al padre, l'ex premier Zulfikar Ali Bhutto, ucciso nel 1979.
Contemporaneamente alla celebrazione dei funerali, sono proseguite le violenze in tutto il Paese: un'autobomba è esplosa nella valle dello Swat - zona nord occidentale ai confini con l'Afghanistan – ed ha ucciso 6 persone: tra queste, uno dei candidati alle prossime elezioni parlamentari, che militava nel partito del presidente Pervez Musharraf.
La situazione è particolarmente tesa proprio nel Sindh, dove almeno 20 persone, tra cui un agente di polizia, sono morte nel corso degli scontri fra manifestanti anti-governativi e forze di sicurezza. Armati di bastoni e di armi da fuoco, i manifestanti inferociti hanno distrutto e dato alle fiamme centinaia di veicoli, continuando ad accusare dell’omicidio della Bhutto il presidente Musharraf.
Alle forze di sicurezza è stato impartito questa mattina l'ordine di sparare ad altezza d'uomo contro i manifestanti: ad Hyderabad, metropoli meridionale, gli agenti hanno aperto il fuoco sulla folla, ferendo almeno 5 persone.
I manifestanti hanno anche attaccato e dato alle fiamme tre carceri del distretto di Thatta, liberando oltre 400 detenuti. La situazione si è invece calmata a Karachi, dove in nottata i manifestanti hanno attaccato e incendiato quattro posti di blocco istituiti dalla polizia oltre a distruggere 180 veicoli. Al momento, oltre 40 persone sono in stato di arresto.