Il papa ai giovani della Gmg: Testimoniate Cristo a un mondo stanco di false promesse
Sydney (AsiaNews) – “Il nostro mondo si è stancato dell’avidità, dello sfruttamento e della divisione, del tedio di falsi idoli e di risposte parziali, e della pena di false promesse. Il nostro cuore e la nostra mente anelano ad una visione della vita dove regni l’amore, dove i doni siano condivisi, dove si edifichi l’unità, dove la libertà trovi il proprio significato nella verità, e dove l’identità sia trovata in una comunione rispettosa. Questa è opera dello Spirito Santo! Questa è la speranza offerta dal Vangelo di Gesù Cristo! È per rendere testimonianza a questa realtà che siete stati ricreati nel Battesimo e rafforzati mediante i doni dello Spirito nella Cresima. Sia questo il messaggio che voi portate da Sydney al mondo!”.
Al suo primo incontro pubblico coi giovani della Gmg al molo di Barangaroo, Benedetto XVI ha offerto ai giovani il programma non solo di questi giorni, ma di tutta la vita: testimoniare la novità della fede, di cui è assetata l’umanità: “Cari amici, a casa, a scuola, all’università, nei luoghi di lavoro e di svago, ricordatevi che siete creature nuove. Non state soltanto di fronte al Creatore pieni di stupore, rallegrandovi per le sue opere, ma tenete presente che il fondamento sicuro dell’umana solidarietà sta nell’origine comune di ogni persona, il vertice del disegno creativo di Dio per il mondo. Come cristiani, voi siete in questo mondo sapendo che Dio ha un volto umano – Gesù Cristo – la “via” che soddisfa ogni anelito umano, e la “vita” della quale siamo chiamati a dare testimonianza, camminando sempre nella sua luce”.
Il papa è arrivato a Barangaroo con la nave “Sydney 2000”, attorniato da un gruppo di giovani, ognuno con il suo costume nazionale, mentre navi più piccole aprivano in modo scenografico la strada via mare con getti d’acqua e suoni di sirene; altre seguivano in corteo. Il card. George Pell, arcivescovo di Sydney, nel salutare il papa, ha detto che l’Australia non vedeva un’accoglienza simile dai tempi del primo vescovo cattolico.
Prima di salire sulla nave, Benedetto XVI ha ricevuto le danze e il saluto degli anziani delle tribù aborigene dell’Australia. Nel saluto ufficiale alle autorità, il papa ha ringraziato il governo di Canberra per il “coraggio” di aver chiesto perdono agli aborigeni per gli abusi contro la cultura e la popolazione.
I 150 mila giovani che in mattinata avevano partecipato alle catechesi, hanno atteso Benedetto XVI fra canti e danze e bandiere multicolore, in entusiasmo e amicizia sorprendenti, data la molteplice provenienza geografica e culturale.
Parlando ai giovani, il papa ha toccato con maestria tutte le corde: gli accenti poetici sulla natura, la creazione e lo stupore per il suo “vertice”, l’uomo, che ne è il custode; i toni gravi e dolorosi dei disordini ecologici e sociali, dove perfino “l’esaltazione della violenza e il degrado sessuale, [sono] presentati spesso dalla televisione e da internet come divertimento”; la condanna di un relativismo senza verità e senza bene, che mettendo “Dio in panchina”, escludendolo dalla vita, violenta la natura e disprezza la dignità delle persone; il conforto per i giovani, talvolta spaesati, che la loro vita è amata, benedetta da Dio, ha uno scopo.
L’ecologia della creazione e il veleno del relativismo
Benedetto XVI ha accennato al suo viaggio in aereo, contemplando “il luccichio del Mediterraneo, la magnificenza del deserto nordafricano, la lussureggiante foresta dell’Asia, la vastità dell’Oceano Pacifico, l’orizzonte sul quale il sole sorge e cala, il maestoso splendore della bellezza naturale dell’Australia, di cui ho potuto godere nei trascorsi due giorni”. “Al cuore della meraviglia della creazione – ha aggiunto - ci siamo voi ed io, la famiglia umana… uomini e donne creati niente di meno che ad immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,26)”.
Ma ha parlato anche delle “ferite” della terra: “l’erosione, la deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine per alimentare un insaziabile consumismo”; nazioni minacciate “dall’aumento dei livelli delle acque” (fra cui proprio alcune isole della Polinesia) o dagli “effetti di siccità devastanti”. Il papa dice che c’è “un veleno” che minaccia di “corrodere” e “distorcere” la bontà della creazione. Tale “veleno” è alimentato dal relativismo, la pretesa che non esista né verità, né bene, l’esaltazione del nichilismo spacciato per “libertà e tolleranza”, l’eliminazione di Dio dalla vita pubblica. “Quando Dio viene eclissato – spiega Benedetto XVI - la nostra capacità di riconoscere l’ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire. Ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico”.
Il papa attribuisce al relativismo anche l'emarginazione dei " poveri, i vecchi, gli immigranti, i privi di voce", le violenze domestiche contro "tante madri e bambini", la piaga dell'aborto, in cui "lo spazio umano più mirabile e sacro, il grembo materno, [è]... diventato luogo di violenza indicibile".
“La vita – continua il pontefice - non è governata dalla sorte, non è casuale. La vostra personale esistenza è…voluta da Dio… Non lasciatevi ingannare da quanti vedono in voi semplicemente dei consumatori in un mercato di possibilità indifferenziate, dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità. Cristo offre di più! Anzi, offre tutto! Solo lui, che è la Verità, può essere la Via e pertanto anche la Vita”.
Essere missionari anche verso chi non crede
Nel proporre ai giovani l’impegno della testimonianza e della ricreazione del mondo, Benedetto XVI offre loro l’esempio dei missionari che hanno evangelizzato l’Australia: “pensiamo a quei pionieri – sacerdoti, suore e frati – che giunsero a questi lidi e in altre parti del Pacifico, dall’Irlanda, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e da altre parti d’Europa. La maggior parte di loro erano giovani, alcuni persino non ancora ventenni, e quando salutarono per sempre i genitori, i fratelli, le sorelle, gli amici, ben sapevano che sarebbe stato improbabile per loro ritornare a casa. Le loro vite furono una testimonianza cristiana priva di interessi egoistici. Divennero umili ma tenaci costruttori di così gran parte dell’eredità sociale e spirituale che ancora oggi reca bontà, compassione e scopo a queste Nazioni. E furono capaci di ispirare un’altra generazione”.
Nel Messaggio per la Gmg di Sydney il pontefice aveva suggerito ai giovani di invitare almeno un altro loro amico. Questa attenzione a chi non ha fede e attende un senso della vita, è presente anche nelle parole del papa: “Questa sera desidero includere anche quanti non sono presenti fra di noi. Penso specialmente ai malati o ai disabili psichici, ai giovani in prigione, a quanti faticano ai margini delle nostre società ed a coloro che per una qualche ragione si sentono alienati dalla Chiesa. A loro dico: Gesù ti è vicino! Sperimenta il suo abbraccio che guarisce, la sua compassione, la sua misericordia!”. E ancora: “un buon numero fra voi è tuttora alla ricerca di una patria spirituale. Alcuni fra voi, assolutamente benvenuti tra noi, non sono cattolici o cristiani. Altri tra voi, forse, si muovono ai confini della vita della parrocchia e della Chiesa”. In effetti nella marea radunata sul molo di Barangaroo non vi sono solo cattolici, ma anche anglicani ed evangelici, musulmani, indù e buddisti. “A voi – dice il pontefice - desidero offrire il mio incoraggiamento: avvicinatevi all’amorevole abbraccio di Cristo; riconoscete la Chiesa come vostra casa”.
Foto: WYD08