03/04/2008, 00.00
TAIWAN – CINA
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Il nuovo presidente di Taiwan apre a Pechino, per una tregua concordata

L’elezione del nazionalista Ma Ying-jeou permette a Pechino di tirare il fiato in vista delle Olimpiadi: nessuno dei due dirimpettai dello Stretto di Taiwan ha interesse ad acuire lo scontro in questo periodo. Bloccati i francobolli “indipendentisti”.
Taipei (AsiaNews) – Con l’elezione presidenziale del nazionalista Ma Ying-jeou, i rapporti fra Cina e Taiwan sembrano pronti a migliorare. La leadership cinese dichiara di “aver preso in considerazione la nomina del nuovo capo della regione taiwanese”, senza attaccare frontalmente l’isola ed i suoi abitanti, mentre il nuovo presidente di Taipei parla di “accordi possibili ed auspicabili con la Cina, soprattutto sul piano economico”.
 
Tuttavia,  diversi analisti avvertono che più che di pace si deve parlare di “tregua concordata”, utile ad entrambi le parti per motivi diversi. Pechino è ancora in piena crisi Tibet e non può permettersi di aprire un nuovo fronte caldo a pochi mesi dall’inizio delle Olimpiadi. Ma, ed il Kuomintang che egli rappresenta, devono consolidare il potere appena ottenuto e tener conto dei 5,5 milioni di taiwanesi che non li hanno votati.
 
I segnali di questa volontà di tregua sono numerosi: il più recente riguarda i francobolli di Taipei, che l’ex presidente democratico Chen Shuibian voleva stampare con il nuovo nome ufficiale di Taiwan (al posto del classico “Repubblica di Cina”) per segnalare al mondo la completa autodeterminazione dell’isola dalla madrepatria. Come prima mossa ufficiale dopo la sua proclamazione, Ma Ying-jeou ha chiesto di rinviare la stampa “per motivi tecnici”.
 
Pechino, per voce del suo primo ministro Wen Jiabao, ha ricordato che “se si accetta il principio di indivisibilità della Cina, si può discutere di ogni particolare con ogni interlocutore”. Il messaggio cifrato è lampante: se Taipei accetta di rinunciare alle mire indipendentiste, si possono trattare condizioni vantaggiose per tutti. Soluzione che sembra essere ben accetta anche dagli Stati Uniti, storici “protettori” sul piano militare dell’ex Formosa.
 
A questo punto rientra in gioco il commercio, vero punto di contatto fra i due dirimpettai dello Stretto: il presidente nazionalista ha chiesto un incontro con il ministero cinese del Commercio e con quello dei Trasporti per preparare un piano di scambi regolari via aerea per merci e turisti . Con ogni probabilità proprio i risultati di questo incontro, ancora da fissare, getteranno le basi per i quattro anni di presidenza del Kuomintang.
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