Il "nuovo corso" turkmeno: gas in gioco tra Russia, Europa e Cina
Ashgabat (AsiaNews/Agenzie) – A un anno della elezioni “pro forma” dell’11 febbraio 2007, il presidente turkmeno Kurbanguly Berdymukhamedov non ha realizzato le riforme promesse e ha continuato il “culto della personalità” inaugurato dal predecessore Saparmurat Niyazov. Ma ha mostrato di voler abbandonare l’isolazionismo di Niyazov e di poter mutare lo status quo esistente nell’Asia centrale, soprattutto in materia energetica.
Nel Paese non c’è maggiore libertà di movimento, parola o informazione e la polizia controlla ogni attività. Molti cambiamenti sono formali: hanno aperto una decina di internet café ma la polizia li controlla e i costi sono alti. Invece ha proibito le antenne satellitari private, così da restringere la ricezione dei programmi esteri. Ha ripristinato la pensione di sussistenza per decine di migliaia di anziani poveri (500mila manat mensili, circa 20 dollari), ma non opera prezzi “politici” per alimentari e altri generi essenziali.
Ma in politica estera ha abbandonato l’immobilismo di Niyazov. Alla fine del 2005 il Paese è stato stimato avere riserve di gas per 2,8 trilioni di metri cubi (mc), che Niyazov si è impegnato a fornire alla Russia per 162 miliardi di mc annui dal 2006 e all’Iran per 14 miliardi dal 2007. Berdymukhamedov si dichiara allineato con Mosca e a dicembre ha concordato la costruzione di un gasdotto fino alla Russia attraverso il Kazakistan, ma le fornisce molto meno gas degli accordi. Intanto tratta con Cina, Stati Uniti e altri Paesi.
La Cina opera ricerche sul giacimento di Amu Darya (stimato 1,7 trilioni di mc di gas e 79 milioni di tonnellate di petrolio) e, insieme alla Turchia, su quello di Iolotan (stimato tra 1,5 e 7 trilioni di mc di gas, ma molto profondo) ed è in costruzione un oleodotto dal Paese alla Cina.
Inoltre Ashgabat mostra interesse a un oleodotto attraverso il Mar Caspio, appoggiato dagli Stati Uniti, alternativo al sistema sovietico: potrebbe andare dalla portuale Turkmenbashi a Baku in Azerbaigian, distanti meno di 250 chilometri. Intanto cerca accordi con gli altri Stati dell’Asia centrale, anche tagliando fuori Mosca.