Il nunzio in Pakistan visita Kabul
La comunità cattolica locale vede più vicini possibili rapporti diplomatici del Paese con la Santa Sede e spera nella costruzione di una chiesa "pubblica". Il rappresentante vaticano invita gli operatori umanitari in Afghanistan a una testimonianza del Vangelo "discreta, ma vera" e a un costruttivo dialogo interreligioso.
Kabul (AsiaNews) Il nunzio in Pakistan, mons. Alessandro D'Errico, termina oggi una visita informale a Kabul; l'episodio contribuisce all'apertura di spiragli su possibili rapporti diplomatici tra Afghanistan e Santa Sede - ad oggi assenti - e infonde ulteriore stimolo alla difficile testimonianza cristiana in questo Paese per la totalità musulmano.
Portavoce di queste attese è mons. Giuseppe Moretti, responsabile della missio sui iuris dell'Afghanistan, che ad AsiaNews racconta il sogno di una chiesa "pubblica" fuori dall'ambasciata italiana dove al momento c'è l'unica cappella cattolica del Paese - e mette in luce recenti eventi "storici" che fanno ben sperare.
Per 3 giorni il nunzio è stato ospite dei militari italiani nella capitale; qui ha celebrato la messa domenicale esprimendo "stupore" per la grande partecipazione dei fedeli. "Dal 2003 riferisce p. Moretti il numero di chi viene a messa la domenica è passato da 10 a quasi 100 persone; anche se siamo tutti parte della comunità internazionale e non vi sono afghani, è comunque un fatto stupefacente". Lo stesso nunzio si è detto "entusiasta" della "vivacità" di questa Chiesa. "Proprio per la crescita dei fedeli - spiega il barnabita - la nostra piccola cappella non basta più; da tempo speriamo in una chiesa pubblica e il sogno non è irrealizzabile". Gli ostacoli maggiori sono nella mancanza di relazioni diplomatiche con il Vaticano e nella fede islamica della totalità degli abitanti.
Ma p. Moretti è fiducioso: "Assistiamo ultimamente a dei miracoli". Tra questi elenca eventi recenti dai quali si intravede "un'effettiva disponibilità" del governo afghano ad aprirsi alla Santa Sede: la presenza del presidente Hamid Karzai ai funerali di Giovanni Paolo II è stato un fatto "storico" forse non sufficientemente sottolineato; così come non si è pensato subito anche all'Afghanistan quando Benedetto XVI ha ringraziato le nazioni che non hanno relazioni diplomatiche con il Vaticano per la partecipazione alle esequie del predecessore auspicandone futuri rapporti; l'intervento del ministro afghano degli Esteri Abdullah al meeting di Comunione e Liberazione ad agosto. A questo si aggiunge "quanto riportato da mons. D'Errico, che l'ambasciatore afghano a Islamabad, incontrando le suore di madre Teresa, le quali aspettano il visto per entrare in Afghanistan, ha detto che sarà 'suo onore' aiutarle a venire nel Paese".
Padre Moretti sottolinea che questi fatti rappresentano solo "premesse importanti", che escludono "qualsiasi tipo di trionfalismo": "La strada è ancora in salita, ma i semi gettati non sono caduti su un terreno arido".
Ieri il nunzio ha incontrato i rappresentanti Caritas che operano in Afghanistan. Egli ne ha lodato il lavoro svolto e ha chiesto agli operatori umanitari un maggior coordinamento con i responsabili ecclesiastici nel Paese e in Pakistan. In conclusione mons. D'Errico ha invitato i membri dell'organizzazione cattolica a un impegno costante basato sulla testimonianza "discreta" del Vangelo, ma che non "mascheri" la propria identità di cristiani. Egli ha poi auspicato l'avvio di un "serio" dialogo interreligioso, "costruttivo e non accademico".
Secondo le parole del sacerdote, nella riunione di ieri non si è parlato del terremoto in Pakistan, ma "il nunzio aveva fretta di tornare per vedere di persona la situazione, mentre membri della Caritas Afghanistan sono già partiti per le zone più colpite".
Mons. D'Errico era venuto in Afghanistan l'ultima volta nel 2003, in occasione del 70esimo anniversario della cappella cattolica.