Il monito di Sfeir: il confronto non diventi scontro
di Youssef Hourany
Mentre continua il sit-in dell’opposizione e l’esercito prende posizione nella capitale, incontro nella notte tra Nasrallah e Gemayel. Prosegue la mediazione del segretario della Lega araba. Fallisce un tentativo del Movimento del 14 Marzo di ottenere una nuova mediazione di Berri. Steinmer chiede a Damasco di impedire la destabilizzazione del Libano.
Beirut (AsiaNews) – “Se l’escalation continua, finirà per avere luogo lo scontro che dovremmo evitare a tutti i costi”: la frase del patriarca maronita, Nasrallah Sfeir dipinge chiaramente la preoccupazione con la quale la massima autorità cattolica del Paese guarda ad una situazione che sembra sempre sul rischio di degenerare in guerra civile. Viene visto come un tentativo di evitare tale terribile ipotesi, l’incontro avvenuto stanotte tra l'ex presidente e leader cristiano Amin Gemayel e il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Entrambi gli interlocutori non hanno rivelato particolari sul loro colloquio, ma il padre del ministro Pierre Gemayel, assassinato il 21 novembre, ne ha riferito agli altri leader della maggioranza parlamentare antisiriana che sostiene il governo di Fouad Siniora, appoggiato da Occidente e Paesi arabi moderati. E oggi a Damasco, il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha chiesto al governo siriano di impedire la destabilizzazione del Paese dei Cedri.
Nella stessa direzione vanno i colloqui che sta avendo il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, da ieri a Beirut, mentre alcune migliaia di uomini dell’opposizione, guidata da Hezbollah continuano per il quarto giorno il loro “sit-in illimitato” davanti al Palazzo del Gran Serraglio, sede dell'esecutivo.
Oggi si nota un vasto schieramento di soldati nel centro di Beirut e nel quartiere di Kaskas, dove ieri scontri tra sciiti di Hezbollah e sunniti fedeli ad Hariri hanno provocato un morto e 12 feriti.
Sul piano politico, il deputato Boutros Harb, a capo di un gruppo di parlamentari del Movimento del 14 marzo, è andato dal presidente del parlamento, Nabih Berri, per cercare di convincerlo a riprendere la sua mediazione tra la maggioranza e l’opposizione. Lo stesso Harb ha però dichiarato che la sua missione è fallita, perché le richieste del presidente Berri sono le stesse della comunità sciita, guidata dal partito di Dio e dal movimento di Amal, del quale Berri è presidente.
Una immediata risposta all’appello del Movimento del 14 Marzo è arrivata dall'ex ministro Frangieh, alleato di Hezbollah, che ha chiesto al governo ed al suo presidente, Fouad Siniora di “obbedire alla volontà del popolo” e di dimettersi, prima che sia troppo tardi. Frangieh ha anche affermato il suo pieno rispetto verso il patriarca maronita, pur se con una vena polemica, invitandolo a "guardare il bene dei suoi figli in modo uguale”.
Il cardinale, nella messa celebrata ieri, ha affermato che “ciò che accade oggi in casa nostra dimostra che sono numerosi coloro che non pensano ad altro che ai loro interessi e non ascoltano la loro coscienza. Il patriarca ha esortato ad un ritorno al “dialogo calmo e responsabile, a dispetto della delusione che ha ingenerato, ma a condizione che le parole del confronto non siano volgari e indecenti, al contrario di quanto ascoltiamo in questi giorni”. Il dialogo resta “un mezzo più sano degli scioperi, delle manifestazioni, della paralisi dei mercati e l’intimidazione dei cittadini”.
Da parte sua, il premier Siniora ha però ribadito il suo rifiuto di dimettersi sotto pressione della piazza e ha chiesto al ministro della difesa Elias Murr e al comandante dell'esercito, generale Michel Suleiman, di “usare le misure più severe per mantenere legge e ordine” e di catturare gli assassini del giovane Ahmed Mahmoud, lo sciita ucciso ieri sera, i funerali del quale, in programma oggi, sono attesi con timore.
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