09/10/2014, 00.00
MYANMAR
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Il mondo finanziario esalta la crescita economica birmana. Silenzio sui diritti umani

di Francis Khoo Thwe
Per gli esperti nel biennio 2014-15 il dato relativo al Myanmar raggiungerà quota 8,5%, superiore a tutti i Paesi dell’Asia del est, Cina compresa. Per la Banca asiatica il dato arriverà al 9,5% entro il 2030. Da tenere sotto controllo l’inflazione, essenziale promuovere le infrastrutture. Ma dietro l’ottimismo di facciata vi è una situazione di violazioni alle libertà, abusi e sfruttamenti.

Yangon (AsiaNews) - Nel recente rapporto relativo all'Asia dell'est, gli esperti della Banca mondiale (Bm) hanno previsto un tasso di crescita nel biennio 2014-2015 per il Myanmar dell'8,5%; di tratta di un dato di gran lunga superiore a tutte le nazioni dell'area, fra cui la Cina. Ad oggi l'ex Birmania ha un indice di crescita del 6,3%, sebbene diversi osservatori dei mercati internazionali ed esperti di economia avevano preannunciato un potenziale espansivo ancora maggiore, mostrando grande fiducia. A gennaio il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha annunciato un tasso di sviluppo del 7,5% per l'anno fiscale 2014, con un'inflazione sotto controllo; il mese scorso la Banca asiatica per lo sviluppo (Adb) ha previsto un potenziale ancora maggiore, spingendosi a formulare un tasso di crescita del 9,5% entro il 2030. 

Queste previsioni improntate all'ottimismo nascondono però delle precise condizioni: il controllo dell'inflazione, investimenti nelle infrastrutture, che vanno rimodernate o realizzate ex novo; sviluppo del capitale umano; mantenere sotto controllo l'instabilità politica del Paese, teatro da tempo di violenze confessionali (buddisti Arakan e Rohingya nello Staot di Rakhine, nell'ovest) e conflitti etnici (con le minoranze Kachin, Karen, Mon, etc). 

Il principale ostacolo alla crescita economica per gli esperti dell'Imf e dell'Adb resta il rischio inflazione, che potrebbe accelerare fino a quota 6,6% nel biennio 2014/15; con una grande maggioranza di persone che vivono tuttora in condizioni di povertà e un costo crescente della vita per l'aumento dei prezzi di edifici e generi di prima necessità, restano forti dubbi che la crescita si tramuti in un miglioramento reale delle condizioni di vita. 

L'ex Birmania, fino al 2010 governata da una ferrea dittatura militare, ha aperto la propria economia  l'anno successivo con la nomina a presidente dell'ex generale (riformista) Thein Sein, conquistando nel tempo la nomea di "economia con la maggior espansione nel Sud-est asiatico". La nazione vanta inoltre enormi potenzialità a livello di risorse naturali, con un dato relativo all'esportazione di gas naturali pari a 3,6 miliardi di dollari all'anno, pari al 40% del totale nell'export. 

Tuttavia, dietro i dati positivi e le previsioni ottimiste di lungo periodo vi sono anche ombre e problemi irrisolti, destinati a emergere come spiegano diverse voci critiche soprattutto nel breve periodo. 

Fra i settori trainanti della crescita vi è il turismo, oltre che il tessile e l'abbigliamento, uniti ai commerci potenziati con la Cina e la crescente attività nel comparto edilizio, in special modo a Yangon. Va comunque aggiunto, spiega un analista a Democratic Voice of Burma (Dvb), che i dati sono fin troppo ottimisti e vi sono elementi di ambiguità dietro l'obiettivo dell'8,5%. "Con il 75% dei cittadini dediti all'agricoltura - sottolinea Sean Turnell, economista alla Macquarie University, in Australia - la caduta dei prezzi delle materie prime, un rallentamento dell'economia globale [...] non si capisce da dove possa arrivare questa crescita massiccia". 

Infine, attivisti e associazioni pro diritti umani invitano a guardare oltre il mero aspetto economico e verificare nel profondo le situazioni di violenze, abusi e sfruttamenti prima di investire nel Paese. Rispondendo alle previsioni ottimiste della Banca mondiale, gli esperti di Human Rights Watch (Hrw) invitano a prestare attenzione alle questioni (irrisolte) inerenti i diritti umani. Un allarme lanciato da tempo anche dalla Chiesa cattolica birmana, secondo cui "libertà religiosa e pace fra etnie", sono la vera pre-condizione per lo sviluppo economico e sociale del Myanmar

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