Il ministro della difesa di Israele vuole rivedere il tracciato del muro
Il laburista Peretz vuole accertare che non ci siano casi nel quale il percorso del muro di separazione è stato deciso per motivi economici e non di sicurezza, come quello che ha spinto la Corte Suprema ad ordinare l'abbattimento di cinque chilometri della barriera.
Gerusalemme (AsiaNews) - Il ministro della Difesa israeliano Amir Peretz, laburista, ha deciso di rivedere il tracciato del muro di separazione con la Cisgiordania, che Israele sta costruendo, per accertare che non crea ostacoli alle necessità della popolazione palestinese. Lo sostiene il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale l'esame comprende il tracciato del muro a Gerusalemme, con l'obiettivo di ridurre il numero di palestinesi, attualmente circa 200mila, costretti a vivere nella parte occidentale, israeliana, della città.
La decisione di Peretz, che non ha commentato le affermazioni del giornale, segue di pochi giorni la decisione della Suprema Corte israeliana che ha deciso l'abbattimento e lo spostamento di cinque chilometri di muro perché il suo attuale tracciato rende difficile la vita di due villaggi palestinesi, Azun e Nebi Elias, ed è stato disegnato non per le ragioni di sicurezza che dovrebbero esserne il motivo, ma per comprendere la futura zona industriale della vicina colonia israeliana di Tzofin, la costruzione della quale non è ancora stata approvata.
Peretz, sostiene l'articolo, ha chiesto al direttore del ministero, Kobi Toren, ed al suo consigliere legale Zvia Gross, di accertare nel più breve tempo possibile se situazioni simili esistono in altri punti del percorso del muro.
Il ministro vuole anche evitare il ripetersi di critiche della Corte nei confronti del suo ministero. Nella sentenza sul caso Tzofin, infatti, si ricorda che un primo reclamo contro il tracciato, presentato nel 2002, era stato respinto in quanto le autorità avevano sostenuto che esso era stato determinato da motivi di sicurezza. Una nuova petizione è stata presentata nel 2005, dopo che i reclamanti, i sindaci dei villaggi palestinesi dell'area e il Centro per la difesa dell'individuo, hanno avuto le prove delle ragioni economiche all'origine della scelta del percorso del muro. Per questo a Corte ha anche condannato il governo a pagare 50mila shekel (quasi 9mila euro) di spese processuali dei querelanti.
Dopo la sentenza, B'Tselem, gruppo israeliano per i diritti umani e Bimkom, un altro gruppo, "hanno scoperto altri 11 casi nei quali il percorso del muro è stato deciso per permettere l'espansione dell'insediamento".
Ancora sul fronte degli insediamenti israeliani, ieri, nel corso di un incontro con esponenti del Yesha Council (Consiglio delle comunità ebraiche di Giudea, Samaria e Gaza - il più importante organo di rappresentanza degli interessi dei coloni) Peretz ha discusso dell'evacuazione delle colonie illegali in Cisgiordania. Nel corso del colloquio, il ministro, secondo quanto sostiene la Radio militare, ha detto che non ci saranno trattative sulle colonie abitate "da elementi negativi che si sono fatti beffe dello Stato e che hanno usato violenza verso le forze di sicurezza e i palestinesi".