27/10/2023, 13.23
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Il lato oscuro dello sbiancamento della pelle in India

Dopo lo scandalo legato agli sciroppi, sospetti sull'utilizzo di sostanze tossiche per la salute anche nell'industria dei cosmetici. Ma il mercato, e soprattutto le vendite online, sono in costante crescita. Nonostante l'India abbia vietato le pubblicità fuorvianti e imposto la presentazione di prescrizione per alcune creme utilizzate a scopi di bellezza, poco è cambiato. Al contrario, la domanda per prodotti che schiariscono la pelle continua ad aumentare nonostante diverse indagini sottolineino gli effetti collaterali a lungo termine.

Milano (AsiaNews) - Gli sciroppi non sono l’unico prodotto proveniente dall’India che rischia di essere altamente tossico per la salute: anche diversi prodotti di bellezza ampiamente utilizzati in India, in particolare quelli per schiarire la pelle, presentano agenti tossici e cancerogeni, eppure l’industria appare in costante crescita. 

Secondo uno studio pubblicato alla fine dello scorso anno da Local Circles, una famiglia indiana su quattro ha avuto problemi con cosmetici acquistati negli ultimi tre anni, di cui il 15% ha sperimentato reazioni allergiche mentre la polizia indiana ha sequestrato in diverse città prodotti scaduti e contraffatti per il valore di migliaia di dollari. I cosmetici sono infatti tra i prodotti di largo consumo più commerciati anche illegalmente in India e almeno il 55% delle clienti che ha acquistato prodotti di bellezza tossici online non è riuscito a restituirlo. Secondo i dati raccolti da Statista, nel 2020 l’industria indiana di cosmetici valeva 20 miliardi di dollari, spinta soprattutto dalle vendite online. Nella prima metà del 2023 le vendite di cosmetici sono cresciute del 13% a livello nazionale, mentre l’importo che gli acquirenti indiani sono disposti a spendere per la cura di sé è aumentato di addirittura il 20% con ordini che hanno un valore medio di 15 dollari. Le donne indiane, infatti, preferiscono fare piccoli ordini sfruttando le offerte, che si sono diffuse soprattutto attraverso Telegram: nel 2023 gli acquisti tramite la piattaforma di messaggistica sono quadruplicati arrivano al 10% del totale e i marchi di bellezza indiani potrebbero chiudere l’anno con il 20% dell’aumento delle vendite via internet.

Dopo gli scandali legati alle morti di bambini in Uganda e Uzbekistan che avevano assunto sciroppi per la tosse di fabbricazione indiana, a settembre il parlamento indiano ha approvato una nuova legge che regola l’importazione e la vendita di farmaci e cosmetici, rivedendo una normativa che risaliva al 1940 ed era perciò totalmente inadeguata a regolare i commerci odierni, ma quello che manca, sottolineano gli esperti, sono i controlli, sia sugli ingredienti utilizzati, sia sui prodotti finali messi in commercio. Il Centre for Science and Environment, con base a New Delhi, per esempio, ha rivelato che oltre il 40% delle creme per lo schiarimento della pelle contengono mercurio, un elemento che blocca la produzione di melanina ma che è anche altamente dannoso se non addirittura fatale, come ribadito nella Convenzione di Minamata del 2013 che ne regola il contenuto in vari prodotti tra cui i cosmetici. L’India avrebbe fissato lo stesso limite dell’Unione europea, in base al quale la concentrazione della sostanza non deve superare lo 0,007% del peso totale del prodotto.

Uno dei prodotti di bellezza più utilizzati dalle donne indiane (ma anche africane e mediorientali) restano infatti gli sbiancanti per la pelle, una pratica che anche a livello chirurgico ha visto una larghissima diffusione  negli ultimi anni. Si stima che il mercato dei prodotti schiarenti per la pelle chiuderà il 2023 con un valore di 19,2 miliardi di dollari mentre si prevede che raggiungerà i 37,9 miliardi entro il 2033, grazie alla crescente domanda in Asia. La pratica risale ai tempi coloniali, quando avere una pelle chiara significava essere più vicini alle élite al potere, ma anche con il raggiungimento dell’indipendenza lo standard di bellezza è rimasto poi invariato nei Paesi dove prevalgono toni della pelle più scuri. In India, le donne con la carnagione più scura, che è associata anche alle caste più basse e al lavoro manuale all’aperto, sono spesso soggette a discriminazioni, al punto che negli annunci sui quotidiani e nei siti di matchmaking per i matrimoni (che in India in oltre il 90% dei casi sono combinati) avere la pelle chiara viene citata come caratteristica di bellezza fondamentale dagli uomini in cerca di moglie.

Diverse indagini sottolineano che i prodotti sbiancanti non solo contengono mercurio, ma anche corticosteroidi, tra cui il betametasone, che dovrebbe essere usato solo per brevi periodi sotto la supervisione di un medico. A lungo andare può provocare acne, irsutismo e fotosensibilità e per molte donne l’utilizzo di queste creme diventa una dipendenza, perché è proprio l’interruzione del suo utilizzo a far apparire i peggiori sintomi sulla carnagione del viso, come desquamazione, prurito e arrossamento. Nonostante siano in vigore leggi che ne vietano la vendita senza prescrizione medica, poco è cambiato in India, soprattutto nelle aree rurali, dove molti venditori sono ignari della riclassificazione dei prodotti e anche le donne hanno affermato di non essere a conoscenza degli effetti collaterali e di aver comprato le creme dopo aver visto pubblicità online. Nel 2020 il governo indiano si è trovato costretto ad aumentare le sanzioni nei confronti delle industrie che promuovono prodotti per la pelle chiara con messaggi “falsi e fuorvianti".

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