Il governo volta le spalle ai pescatori
di Melani Manel Perera
Lo denuncia un parlamentare del JVP, membro della All Island General Fisheries Federation: se il governo non cambia le sue politiche sulle licenze alle grandi ditte straniere, protesta nazionale del settore.
Colombo (AsiaNews) – Gli oltre 10mila pescatori dello Sri Lanka, una fetta importante dell’economia nazionale, continuano a soffrire per le politiche del governo. La denuncia è di Premasiri Manage, parlamentare del Janatha Vimukthi Peramuna (JVP), partito che ha contribuito all’ascesa dell’attuale presidente Mahinda Rajapakse. Il politico, anche esponente della All Island General Fisheries Federation, ha spiegato il problema in una conferenza stampa a Colombo il 22 febbraio.
“Il governo – attacca Manage - non presta la dovuta attenzione a questa categoria di lavoratori”. La Federazione minaccia una protesta nazionale, se Colombo non smetterà di concedere alle grandi ditte ed imbarcazioni straniere lo sfruttamento delle acque srilankesi e non interromperà l’importazione di pescato, che ha contribuito ad abbassare i prezzi del pesce e posto i pescatori locali in condizioni di concorrenza impossibile da superare. “Ai nostri pescatori – sottolinea il politico – un’uscita in barca sosta in media 1300 euro”.
L’industria ittica in Sri Lanka si basa sia sull’acquacoltura, che sulla maricoltura. In tutto il Paesi vi sono 200mila famiglie che vivono di questa attività. Di queste, 150mila sono piccoli artigiani, altre 30mila sono dipendenti di grandi ditte, che lavorano in mare aperto sui grandi pescherecci ed altre 20mila dipendono dalle risorse delle acque interne. In tutto si ritiene che siano 700mila le persone che basano la loro sussistenza sulla pesca. Il consumo pro capite annuo di prodotti ittici è 14 Kg.
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