Il ministero della Giustizia conferma le decisioni della Corte suprema. In corso procedimenti in diverse città russe per mettere fuorilegge i fedeli bollati come “estremisti religiosi”. A Capodanno, bottiglie molotov contro una Sala del Regno vicino a Volgograd.
Mosca (AsiaNews) – Tra piccole vittorie legali, l’indifferenza del Cremlino e aggressioni ai loro luoghi di culto, continua la lotta dei Testimoni di Geova in Russia per il rispetto di diritti umani e libertà religiosa. La campagna persecutoria colpisce, sul piano fisico e giudiziario, la comunità in diverse zone della Federazione russa. Essa ha avuto il suo ultimo episodio nella risposta del ministero della Giustizia a una lettera inviata a novembre da V.M. Kalin, presidente del Comitato direttivo dei Testimoni di Geova in Russia, al presidente Dmitry Medvedev. Alla denuncia di processi “arbitrari” mascherati dalle accuse di “estremismo religioso” in corso in diversi tribunali e di un clima di “isteria xenofoba” contro la comunità, il governo russo risponde in modo lapidario: le decisioni prese dalla Corte suprema saranno pienamente applicate. Completo silenzio e indifferenza, invece, riguardo le questioni sollevate da Kalin. Cosa significa?
Attacchi e successi giudiziari
A settembre la Corte Suprema ha dichiarato fuori legge le comunità di Testimoni di Geova della città di Taganrog, Neklinov e Matveevo-Kurgan. I giudici hanno stabilito il bando delle loro attività e lo scioglimento dei gruppi. La Corte Suprema non ha fatto altro che confermare la condanna emessa dal tribunale provinciale di Rostov. Anche altri tribunali hanno in corso procedimenti che rischiano di portare allo smantellamento delle comunità in diverse zone del Paese: a Salsk (provincia di Rostov), Gorno-Altaisk (Repubblica dell’Altai), Krasnodar (provincia di Krasnodar), Vladikavkaz (Repubblica dell'Ossezia Settentrionale-Alania), Lomonosov (provincia di Arkangelsk) ed Yekaterinburg (provincia di Sverdlovsk). Per difendersi dalle accuse e scongiurare lo scioglimento dell’organizzazione i responsabili della comunità in Russia, intendono ricorre alla Corte europea per i diritti umani; essi ritengono, infatti, che i capi di imputazione sollevati contro di loro contraddicano i principi su cui si basa la cooperazione della Russia con Paesi come Stati Uniti e Germania in materia di lotta all’estremismo religioso.
Ma non si tratta solo di sconfitte. A dicembre, i Testimoni di Geova hanno avuto la meglio in processi che li vedevano imputati per “attività e letteratura estremiste” a Orks (provincia di Orenburg) e a Samara. In entrambi i casi i giudici non hanno riscontrato violazioni della legge federale nell'operato della comunità, come sostenevano invece i pubblici ministeri.
Ancora aggressioni
Gli attacchi ai Testimoni di Geova non si limitano, però, alle aule di tribunale. La notte di Capodanno, pochi minuti dopo la mezzanotte, due molotov sono state gettate contro la Sala del Regno (il luogo di culto della comunità) di Volzhsky, nella provincia di Volgograd. Gli aggressori hanno approfittato del frastuono causato dai fuochi di artificio per lanciare il loro attacco: le fiamme hanno provocato qualche danno all'edificio, ma i soccorritori sono riusciti a estinguerle prima che divampasse un incendio.
Con probabilità le “colpe” che la Russia vuol far espiare ai Testimoni di Geova sono da individuare nelle loro pratiche: l’obiezione di coscienza verso il servizio militare, il rifiuto all’uso delle armi, la rinuncia alle trasfusioni di sangue e la richiesta di dedizione totale degli adepti alla vita della comunità.