Il governo renderà l’orfanotrofio di Buyukada al Patriarcato di Costantinopoli
Il giornale Habeturk (Notiziario turco) politicamente collocato a centro destra, con una tiratura di 200.000 copie, porta la notizia esclusiva ed attinta da fonti autorevoli, che è imminente, forse addirittura in questa settimana, la restituzione al Patriarcato Ecumenico (con la conseguente registrazione ufficiale a nome del Patriarcato) dell’orfanotrofio sito sull’isola del Principe (Buyukada).
Sempre secondo Haberturk, la Direzione Generale delle Fondazioni Religiose avrebbe deciso di procedere alla registrazione dell’orfanotrofio al pubblico catasto turco a nome del Patriarcato di Costantinopoli, allineandosi così alla sentenza della Corte dei Diritti di Strasburgo che nel giugno scorso aveva riconosciuto definitivamente il titolo di proprietà della sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.
La stessa Direzione delle Fondazioni Religiose, sempre secondo il giornale Haberturk, riunitasi immediatamente dopo la sentenza della Corte, in un primo momento aveva espresso parere contrario alla registrazione sotto il nome del Patriarcato di Costantinopoli dei titoli di proprietà ed aveva proposto la trascrizione di questi titoli di proprietà sotto il nome generico di Orfanotrofio maschile dell isola del Principe (Buyukada); un estremo tentativo di evitare il riconoscimento giuridico della sede di Fanar.
Ma la Corte di Strasburgo, dopo la definitiva condanna di Ankara, ha inviato una nota al Ministero degli Affari Turco per esprimergli la sua ferma volontà secondo cui la sentenza doveva essere applicata alla lettera. In questa maniera, secondo sempre lo stesso giornale, per la prima volta nella storia della Turchia repubblicana si decide la restituzione di una proprietà appartenente ad una minoranza religiosa.
Fonti diplomatiche commentano la notizia riportata da Haberturk, affermando che questa sentenza, presa suo malgrado dalla Direzione delle Fondazioni Religiose, aprirà “l’otre dei venti” del dio Eolo, in quanto metterà sul tavolo il problema della restituzione di circa 23 immobili di grande valore ancora in suo possesso (fra le centinaia di altri ormai rivenduti a terzi) sequestrati in seguito alla legge del 1936. Fu proibito allora alle fondazioni religiose di possedere proprietà. Inoltre rimetterà in discussione lo status giuridico di tutte le minoranze religiose. Questa potrebbe essere l’occasione, si fa notare in ambito diplomatico, per mostrare quanto siano sincere le intenzioni del nuovo indiscusso establishment turco che dopo il trionfo referendario del 12 settembre scorso ha tutta la libertà di manovra possibile.