Il governo di Islamabad silura il consigliere per la sicurezza nazionale
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro pakistano Yousuf Raza Gilani ha licenziato il consigliere per la sicurezza nazionale Mahmood Ali Durrani, ex generale maggiore dell’esercito, per “comportamento irresponsabile” e “mancanza di coordinamento” su questioni inerenti la sicurezza nazionale. Egli avrebbe confermato che Mohammed Ajmal Kasab – l’unico attentatore sopravvissuto della strage di Mumbai del 26 novembre scorso – è di nazionalità pakistana, senza prima essersi consultato con il capo dell’esecutivo.
La decisione è stata presa nella serata di ieri dal premier in persona, ma ancor prima dell’annuncio ufficiale Raza Gilani avrebbe lanciato pesanti accuse contro Durrani, colpevole di “aver messo in imbarazzo me e il Paese” e per questo era da considerarsi “licenziato con effetto immediato”. Più tardi Imran Gardaizi, portavoce del primo ministro pakistano, ha chiarito la motivazione ufficiale: Mahmood Ali Durrani è stato silurato per aver “concesso interviste ai media su questioni di sicurezza nazionale senza essersi prima consultato con il premier”.
Il licenziamento di Durrani solleva dubbi e perplessità: egli in passato ha svolto un ruolo di primo piano nel tentativo di migliorare i rapporti fra India e Pakistan, ha ricoperto l’incarico di ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti e proprio il legame con l’America lo renderebbe inviso a una parte del Paese. Del resto altri funzionari governativi pakistani nella giornata di ieri – fra questi il ministro per l’informazione – hanno confermato ai media che Ajmal Kasab è di nazionalità pakistana, mentre l’unico a pagare è stato Ali Durrani. Un segnale ulteriore del clima di tensione che si respira all’interno della scena politica pakistana, in particolare fra il premier e il presidente Asif Ali Zardari.
L’ammissione ufficiale da parte del Pakistan di un coinvolgimento di un proprio cittadino nella strage di Mumbai è una prima risposta alle accuse lanciate dall’India, secondo cui le menti e gli esecutori degli attentati andavano cercate oltreconfine. Nei giorni scorsi il governo indiano aveva consegnato alla controparte pakistana un ampio e dettagliato rapporto con le prove della responsabilità di “elementi pakistani” nella strage, all’interno del quale vi sono “riscontri attendibili sulle responsabilità del gruppo militante Lashkar-e-Taiba (Let)”.
Ieri il quotidiano indiano The Hindu ha anche pubblicato estratti delle telefonate fra gli attentatori e le menti della strage, con base in Pakistan, intercettate dalle forze di sicurezza durante le drammatiche ore dell’attacco. Dalle trascrizioni emerge che gli estremisti sono stati incitati ad uccidere gli ostaggi “a sangue freddo” e di “combattere fino alla morte in nome dell’islam”. In una di queste – protagonisti gli assalitori dell’Oberoi-Trident hotel – si apprende che i fondamentalisti avevano il compito di “infliggere il maggior numero di perdite possibili” e di “assassinare tutti gli ostaggi, a parte due persone di fede musulmana”. Le vittime sono state crivellate di proiettili come se si trattasse di una vera e propria esecuzione, mentre gli estremisti all’altro capo del telefono ascoltavano l’evolversi della situazione lanciando “grida di gioia” per ogni ostaggio ucciso.