21/12/2007, 00.00
SRI LANKA
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Il governo caccia le vittime dello tsunami dai campi profughi

di Melani Manel Perera
Minacce, ricatti economici, distacco di elettricità e acqua per farli andar via. Il governo vuole chiudere i campi entro il 26, per dire che ha risolto il problema. A tre anni dal disastro la vita nei campi è precaria, ma migliaia di famiglie non sanno dove andare.

Colombo (AsiaNews) – Con minacce e ricatti, il governo vuole cacciare i profughi dello tsunami dagli accampamenti in cui ancora vivono, per potere dire il 26 dicembre, in occasione del terzo anniversario del disastro, che non ci sono più profughi. Sugala Kumarie, coordinatore della Commissione per la pianificazione della popolazione (PPC), denuncia ad AsiaNews che “nel distretto di Colombo sono state tolte agli accampamenti le forniture di elettricità e idriche. E nel distretto di Matara, nel meridione del Paese, funzionari pubblici hanno ammonito i profughi a lasciare i campi entro il 23 dicembre”. “Il governo vuole dire che lo Sri Lanka è lo Stato che ha meglio affrontato il problema delle vittime dello tsunami”.

“Il 18 dicembre – racconta Saranapala Da Silva, altro funzionario Cpp – nel campo profughi di Kothalawalapura, nei sobborghi di Colombo, funzionari del villaggio, della polizia, del segretariato e altre persone hanno minacciato tutti e detto di andare via entro il 23 dicembre”.

D. Sepalika, vedova con 5 figli che vive nel campo Kothalawalapura, spiega al telefono che “ieri a mezzogiorno i funzionari del Segretariato provinciale ci hanno detto di lasciare il campo, minacciando che altrimenti ci sarà tolta la somma di 2.500.000 rupie (circa 2.275 dollari) che il Segretariato ci ha dato qualche giorno fa. Ma non sappiamo dove andare. Qui abitano 20 famiglie, ma 6 famiglie possono restare fino al 26 dicembre perché dipendono da un altro Segretariato”.

La somma costituirebbe un indennizzo per i danni causati dallo tsunami. Ma Sepalika aggiunge che “pochi giorni fa il Segretario provinciale ci ha detto di predisporre un affidavit che abbiamo ricevuto 2.500.000 rupie quale indennizzo finale e che entro il 26 dicembre avremmo lasciato il campo. Ma io ed altri abbiamo ricevuto solo 50mila rupie (450 dollari). Hanno detto che ci daranno il resto la prossima settimana”. Janitha e Mainona, pure profughi, dicono con Sepalika che “i soldi sono per costruirci una casa. Ma non abbiamo la terra dove costruirla. Il governo non è interessato ai nostri problemi, vuole solo che obbediamo ai suoi ordini. Così ora dovremo usare queste 50mila rupie per lasciare il campo e andare via, non sappiamo dove, con ogni nostra cosa”.

Ora il Cpp si è appellato al presidente Rajapaksa, al segretario provinciale e ad altre cariche per lasciare i profughi nei campi, fino a quando non abbiano un’abitazione definitiva.

Sugala osserva che “è davvero triste che ci siano ancora 15 campi per profughi tsunami nel distretto di Colombo. E altri 5 nel distretto di Matara, dove vivono circa 2mila famiglie. E, ancora, altre migliaia di famiglie ancora senza casa nel nord est del Paese”. Il Cpp parla di circa 2mila famiglie ancora profughe per lo tsunami e la guerra nel distretto di Trincomalee e altre 3mila nel distretto di Batticaloa.

La vita nei campi, poi, è precaria e piena di problemi. Almeno 7 capifamiglia sono stati arrestati nel campo di Kothlawalapura per avere spacciato droga e commesso furti, per portare qualcosa alla famiglia. Ma Sugala osserva che il governo è più interessato a cacciar via queste persone, che a occuparsene.

 

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