Il flop degli hotel cinesi, vuoti per metà
Gli alberghi di Shanghai occupati al 50%; quelli di Singapore e Hong Kong all’80%. Negli anni ’80-’90 e prima delle Olimpiadi vi è stato il boom degli alberghi. Per il 2013 vi sarà un aumento del 52% nell’offerta di ospitalità. Ma si teme una bolla speculativa come per gli immobili.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Nei primi nove mesi di quest’anno i grandi alberghi della Cina sono rimasti pieni al 61%, la stessa percentuale dello scorso anno. Il dato è il più basso fra 15 Paesi dell’Asia. A Shanghai, la città più cosmopolita della Cina, solo il 50% delle camere di albergo sono occupate, a differenza di Singapore e di Hong Kong, entrambe all’80%.
I dati pubblicati da Bloomberg, sono stupefacenti anche perché l’anno scorso la Cina ha conquistato il terzo posto al mondo come destinazione turistica, spodestando la Spagna e rimanendo dietro solo a Francia e Stati Uniti.
Il punto è che dal punto di vista degli hotel, la Cina ha un surplus di offerta. Già negli anni ’80 e ’90, le aziende di Stato hanno costruito alberghi giganteschi per ospitare frotte di businessmen che si recavano nell’Impero di mezzo da poco aperto al commercio internazionale. Sono venute poi le gradi catene alberghiere e nel 2008 vi è stato il boom con le Olimpiadi. Ma anche allora, la maggioranza degli alberghi sono rimasti a bocca asciutta, arrivando solo a riempire il 40-50% di tutti i posti disponibili (v. 22/08/2008 Pechino, il “flop” olimpico nel settore dell’ospitalità).
Grazie a un’economia a sviluppo selvaggio, nel 2013 si prevede l’aumento del 52 % di nuove disponibilità alberghiere. Con ogni probabilità, anche per l’industria dell’ospitalità ci si attende una bolla speculativa come quella per gli appartamenti e le case (v. 16/04/2011 Pechino, crolla il mercato immobiliare: meno 50% in un anno).
I dati pubblicati da Bloomberg, sono stupefacenti anche perché l’anno scorso la Cina ha conquistato il terzo posto al mondo come destinazione turistica, spodestando la Spagna e rimanendo dietro solo a Francia e Stati Uniti.
Il punto è che dal punto di vista degli hotel, la Cina ha un surplus di offerta. Già negli anni ’80 e ’90, le aziende di Stato hanno costruito alberghi giganteschi per ospitare frotte di businessmen che si recavano nell’Impero di mezzo da poco aperto al commercio internazionale. Sono venute poi le gradi catene alberghiere e nel 2008 vi è stato il boom con le Olimpiadi. Ma anche allora, la maggioranza degli alberghi sono rimasti a bocca asciutta, arrivando solo a riempire il 40-50% di tutti i posti disponibili (v. 22/08/2008 Pechino, il “flop” olimpico nel settore dell’ospitalità).
Grazie a un’economia a sviluppo selvaggio, nel 2013 si prevede l’aumento del 52 % di nuove disponibilità alberghiere. Con ogni probabilità, anche per l’industria dell’ospitalità ci si attende una bolla speculativa come quella per gli appartamenti e le case (v. 16/04/2011 Pechino, crolla il mercato immobiliare: meno 50% in un anno).
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