Il fallimento del missile rafforza il potere di Kim Jong-un
Seoul (AsiaNews) - L'esplosione in volo del missile Unha-3, dopo soli due minuti dal lancio, "rappresenta un punto a favore di Kim Jong-un, nuovo dittatore della Corea del Nord. Fin dalla morte del padre Jong-il, l'erede è impegnato in una prova di forza con i militari coreani: lui non voleva il razzo, cerca un approccio più dialogico con la comunità internazionale". Lo dice ad AsiaNews una fonte coreana che lavora a stretto contatto con gli esuli del Nord.
Due ore dopo il fallimento del lancio - che Stati Uniti e Corea del Sud hanno definito "una provocazione" - la Commissione militare centrale ha nominato Jong-un "primo presidente" del potente organismo. In omaggio alla tradizione, il defunto Kim Jong-il è stato nominato "presidente eterno" della stessa Commissione. Questa nomina, spiega la fonte, "dimostra che il giovane ha vinto una battaglia nella sua guerra con i militari, veri detentori del potere nel Paese".
Secondo la dottrina della Juche plasmata dal "padre della patria" Kim Il-sung, la Corea del Nord deve perseguire l'autarchia in campo economico e militare. Il figlio ha tenuto fede a questa dottrina e ha potenziato i militari - rubando fondi e prospettive alla popolazione civile - al punto che oggi il Paese conta su uno degli eserciti più numerosi del mondo. Ma questo ha portato sull'orlo del baratro il resto della nazione che, con circa 22 milioni di abitanti, non riesce a sostenere neanche l'alimentazione di base di metà della popolazione.
Il lancio del razzo è costato 1,5 miliardi di dollari: "E' uno spreco di denaro enorme. Jong-un sa bene che senza l'appoggio di Washington e Seoul rischia non tanto una rivolta popolare quanto proprio la morte di un numero enorme di suoi sudditi, e quindi cerca di trattare con il mondo. Ma per farlo ha bisogno di sconfiggere i generali, che temono di perdere il potere e finire sul patibolo. Questo fallimento missilistico potrebbe essere una buona notizia anche per lui".
19/10/2021 08:59