09/08/2004, 00.00
IRAQ
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Il dramma dei rapiti nell'insicurezza che cresce

Il Governo provvisorio reintroduce la pena di morte

Baghdad (AsiaNews/AP) – Sempre più vani i tentativi di liberare i tre camionisti indiani rapiti in Iraq. "Abbiamo abbandonato i negoziati per il rilascio", ha dichiarato ieri Rana Abu-Zaineh, portavoce della Kuwait and Gulf Link Transport (KGL), società per cui lavorano Tilak Raj, Sukhdev Singh e Antaryami.

La decisione è stata presa dopo che la Compagnia di trasporti negli ultimi due giorni, ha verificato che il capo tribù, Sheik Hisham al-Duleimi, mediatore dei rapporti tra le due parti, non era stato "delegato ufficialmente" dai rapitori per rappresentarli.

Al-Duleimi ha confermato di non aver avuto contatti diretti con i militanti del gruppo "Bandiere Nere", che dal 21 luglio tiene in ostaggio anche tre autisti kenioti e uno egiziano. Il capo tribù, ha inoltre dichiarato di fare affidamento sui media per convincere i rapitori a salvare gli ostaggi.

Inizialmente il gruppo terrorista ha chiesto alla KGL di lasciare il territorio irakeno. In seguito, si è aggiunta anche la richiesta di un risarcimento economico per i familiari delle vittime di Fallujah e il rilascio di detenuti irakeni. Intanto il 31 luglio il Governo indiano ha inviato un diplomatico, Talmiz Ahmad, per negoziare il rilascio dei connazionali.

Il numero dei rapimenti in Iraq è in continuo aumento. Finora i rapiti sono circa 60;  alcuni sono stati liberati, almeno 6 uccisi (di cui 4 decapitati). Essi sono civili, militari, impiegati di grandi società, diplomatici di diverse religioni, anche islamici. Ieri il gruppo "Esercito islamico in Iraq", ha rivendicato il rapimento del console iraniano, Fereidoun Jahani, avvenuto mercoledì nei pressi di Karbala dove stava per iniziare il suo mandato. Da Tehran, il ministro degli esteri, Kamal Kharrazi, ha detto che l'ostaggio "è vivo e sta bene" e che si sta lavorando per il suo rilascio. Per ora i terroristi non hanno fatto alcuna richiesta o minaccia.

Il livello di sicurezza nel Paese è sempre più basso. Da 5 giorni Najaf è teatro di forti scontri fra l'esercito irakeno-americano e i miliziani di Moqtada al Sadr. Il Primo ministro irakeno, Iyad Allawi, si è recato ieri a sorpresa nella città santa e ha ordinato ai miliziani di Moqtada al Sadr di deporre le armi. Dura la risposta del leader sciita: "combatteremo fino all'ultima goccia di sangue".

Nel tentativo di fermare le violenze, il Governo provvisorio ha lanciato un'amnistia per "reati minori" e  reintrodotta la pena di morte per "gravi reati", quali l'omicidio, il sequestro di persona, il traffico di droga. La pena capitale, già in vigore e ampiamente utilizzata sotto Saddam Hussein, era stata sospesa nell'aprile del 2003 dall'Amministrazione provvisoria americana.

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