Il dialogo offerto da Pechino “è solo un’inutile esca”
È l’opinione di diversi analisti indiani, che giudicano la proposta cinese “un modo per far passare le Olimpiadi senza altri problemi”. Il premier tibetano chiede la fine della campagna stampa contro il Dalai Lama, ma il Quotidiano del popolo risponde accusandolo di sentimenti separatisti.
Dharamsala (AsiaNews) – L’offerta cinese di riaprire un canale di dialogo con il Dalai Lama per frenare le proteste della comunità tibetana “ha un unico scopo: far passare le Olimpiadi senza altre violenze, che attirano le critiche della comunità internazionale. Per il resto, non cambierà nulla”. È l’opinione di diversi analisti indiani e nepalesi, che giudicano la proposta di Pechino “un’inutile esca”.
Lo scorso 24 aprile, il governo cinese ha proposto al leader buddista un incontro per “pacificare la situazione”. Da parte sua, il Dalai Lama ha accettato l’offerta ma ha sottolineato di volere “un incontro serio”. Brahma Chellaney, analista del Centro per gli studi strategici di New Delhi, spiega: “I cinesi non hanno fatto alcuna concessione. Vogliono soltanto che le Olimpiadi si svolgano con successo. D’altra parte, dal 2002 ad oggi si sono svolti sei colloqui fra le parti, che non hanno portato alcun risultato. Questo non sarà diverso”.
Dello stesso avviso Srikanth Kondapalli, professore di Studi cinesi all’università Nehru: “Il governo cinese non è sincero e non lo è mai stato sulla questione tibetana. Questa offerta non ha nulla di nuovo: la vera novità sono le pressioni che la comunità tibetana è riuscita ad esercitare su Pechino, che hanno innervosito il governo. Adesso i Giochi, fiore all’occhiello della Cina, rischiano veramente”.
Meno pessimista Samdhong Rinpoche, primo ministro del governo tibetano in esilio, che in un comunicato scrive: “Il Dalai Lama ha sempre offerto il suo aiuto per frenare le proteste, ed ha più volte sottolineato il suo appoggio alle Olimpiadi. Speriamo che questi colloqui siano produttivi, ed aiutino a normalizzare la situazione. Tuttavia, il governo cinese deve smettere la sua campagna denigratoria nei confronti della nostra guida”.
La richiesta sembra essere stata ignorata, dato che ieri il Quotidiano del popolo – organo ufficiale del governo cinese – scriveva: “La cricca del Dalai è sempre stata brava con le parole, ma dietro ai loro schermi c’è sempre stata l’indipendenza. Il Tibet è parte inseparabile della Cina, e non è pensabile un cambiamento di questo fattore”.
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