Il consiglio di presidenza ratifica la legge elettorale. Non cambia la quota per le minoranze
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Il consiglio di presidenza iracheno ha ratificato la legge, approvata lunedì 3 novembre dal Parlamento con 106 voti su 150, che riserva una quota dei seggi alle minoranze, in vista delle elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali, in programma dal 31 gennaio 2009.
La normativa prevede la concessione di sei seggi su un totale di 440: tre ai cristiani (Baghdad, Ninive e Bassora), uno a testa agli yazidi e agli shabak a Ninive e l’ultimo ai sabei, nella capitale. Sabato 8 novembre il presidente Jalal Talabani (curdo) e i vice-presidenti Tareq Al Hashemi (sunnita) e Adel Abdul-Mahdi (sciita) hanno trasformato il decreto in legge, nonostante l’opposizione della comunità cristiana che invocava il veto presidenziale.
Mercoledì 5 novembre, in un’intervista ad AsiaNews, mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, definiva la concessione una “elemosina”, che di fatto non tiene conto dei diritti dei cristiani iracheni.
Sabato 8 novembre Naseer Ani, capo dello staff presidenziale, ha diramato un comunicato nel quale parla di “ampie discussioni” fra il Consiglio di presidenza e i rappresentanti vaticani, nelle quali si è preso in esame l’invito delle Nazioni Unite a reintrodurre l’articolo 50. Nella prima stesura, poi bocciata, esso prevedeva 15 seggi in sei diverse province da riservare alle minoranze, fra cui quella cristiana (13) e uno ciascuno per gli Shabak e gli Yazidi. Il capo di gabinetto del Presidente riferisce che alla fine si è deciso di ratificare la legge senza introdurre alcuna modifica, per “rispetto” del ruolo e delle funzioni del Parlamento.
Secca la replica dei cristiani: il parlamentare Younaam Kanna dice che la comunità è pronta a “boicottare le elezioni” e definisce la ratifica della legge “un insulto”. Dal fronte sunnita, impegnato in un’aspra contesa con la controparte curda nella regione di Ninive, continua la ferma opposizione alla concessione di una quota per le minoranze, perché teme una alleanza dei cristiani con i curdi che aumenterebbe l’influenza di questi ultimi nel nord dell’Iraq.
Anche il premier Nouri al Maliki ha spento le aspirazioni dei curdi, sottolineando l’esigenza di un “forte Stato federale”, nel momento in cui si procederà alle modifiche costituzionali. Un nuovo segnale lanciato dal governo centrale alle ambizioni di autonomia che arrivano da alcune zone dell’Iraq, in particolare nella regione autonoma del Kurdistan, il cui sottosuolo è ricco di giacimenti petroliferi. Baghdad teme che un eventuale referendum possa causare un allargamento dei territori a statuto speciale curdi.
Le elezioni provinciali previste a partire dal 31 gennaio 2009 riguardano 14 delle 18 province in cui è ripartito l’Iraq. Escluse dalla tornata elettorale la zona di Kirkuk, e le tre province curde di Arbil, Dohuk e Sulaimaniyah.