Il caso dei marò "non si risolverà prima della elezioni indiane" in maggio. Ma torneranno in Italia
New Delhi (AsiaNews) - "La vicenda dei marò italiani non si risolverà prima delle elezioni generali indiane" che si terranno in maggio. Lo afferma ad AsiaNews una fonte locale, anonima per motivi di sicurezza, parlando dei recenti sviluppi del caso che coinvolge Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due fucilieri del Battaglione San Marco sono indagati in India per la morte di due pescatori, avvenuta nel febbraio 2012. "Il caso sta seguendo i tempi normali - spiega la fonte - né troppo veloce, né troppo lento. Se fosse già stato chiuso, ci sarebbero state reazioni più emotive, e qualunque verdetto sarebbe stato giudicato come 'sbrigativo'. Ma è una cosa da risolvere, e così sarà".
Questa mattina la Corte suprema indiana ha rinviato al prossimo 18 febbraio il pronunciamento sull'imputazione dei marò italiani. L'accusa ha confermato la richiesta dell'applicazione della Convenzione sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima (Convention for the Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation - Sua Act), ma nella sezione 3(1)A, che prevede una pena massima di 10 anni per "atti violenti contro qualunque persona a bordo di un'imbarcazione o una piattaforma marittima".
Fino a pochi giorni fa la National Investigation Agency (Nia) - l'agenzia federale incaricata dal ministero degli Interni di indagare sul caso - sosteneva l'applicazione della sez. 3(1)G del Sua Act, che prevede la pena di morte per gli omicidi che avvengono in mare. Una posizione che ha provocato un forte dibattito in Italia, che accusava l'India di non tener fede alle promesse di non applicabilità della pena di morte per i due marò.
Tuttavia, la fonte di AsiaNews spiega che in India "non c'è alcun dibattito sul caso. Passato il momento più emotivo, alimentato da tanta retorica e da questioni di orgoglio nazionale, non ci sono grandi reazioni. Le notizie che riguardano la vicenda non occupano le prime pagine, né vengono discusse. Anche la notizia che non verrà chiesta la pena di morte, ma un massimo di 10 anni, non ha suscitato alcuno 'sdegno'".
Secondo la fonte "i tempi sono nella norma del meccanismo giudiziario indiano, tenendo poi conto che ci sono in gioco relazioni internazionali". A questo si aggiunge la questione elettorale: il prossimo maggio il Paese andrà al voto, e dovrà scegliere tra il Congress, partito laico e democratico dell'"italiana" Sonia Gandhi, e il Bharatiya Janata Party (Bjp), partito ultranazionalista indù. "Qualunque fosse il verdetto, le parti in causa potrebbero usare la vicenda per dividere la popolazione e accalappiarsi simpatie, per questo è improbabile che si giunga a una conclusione prima delle elezioni".
Guardando all'intera vicenda, la fonte afferma: "Credo li condanneranno, ma con una pena leggera. E penso che la sconteranno in Italia, non in India".